Il motivo principale per il quale Papa Gregorio XIII non poté rinviare di affrontare il problema, è collegato alla questione della data della Pasqua. Al Concilio di Nicea (325 d.C.), s'era stabilito che l'equinozio di primavera dovesse perpetuamente cadere il 21 di marzo, e di conseguenza la Pasqua essere celebrata la domenica successiva al primo plenilunio che con tale data coincide o che tale data segue. Pertanto, il divario che s'era creato a causa del calendario giuliano, aveva suscitato nel Papa la preoccupazione che, così andando le cose, la Pasqua avrebbe finito con l'essere celebrata d'estate.
Erroneamente la Chiesa considera quindi il 21 marzo quale data fissa per la scadenza equinoziale.
Ma anche tra la gente comune (astrofili ed astronomi compresi) è diffusa la tradizione che il giorno di "..San Benedetto, la rondine è sotto il tetto.." sia sempre il primo giorno di primavera. In realtà, nel giro di 400 anni in cui si compie un ciclo completo del calendario gregoriano, l'equinozio cade il 21 marzo "solo" nel 23% delle volte. Il 70% cade il 20 marzo mentre il restante 7% si verifica addirittura il 19 marzo. Il secolo in cui è più ricorrente la cadenza del giorno 21 è quello che termina con l'anno secolare divisibile per 400, quindi proprio quello terminato con l'anno 2000.
Nel secolo attuale, cioè quello che finirà nel 2100, le cose andranno diversamente in quanto l'equinozio cadrà il giorno 21 solo 2 volte. I dati statistici di questo paragrafo sono riferiti al Tempo Universale (TU).