Quando per andare al cinema spendi soltanto un Euro, ma con quell’euro ti vedi un piccolo grande film come “La banda” c’è quasi da vergognarsi per aver visto così tanto con così poco.
Niente di eccezionale, ma nella sua semplicità assoluta questo piccolo grande film diretto da uno sconosciuto regista israeliano racconta una grande storia, una storia semplice di uomini e donne semplici, venuti a contatto per puro caso in un luogo ostile e solitario del mondo.
E allora, come capita molte volte alle persone semplici, abituate a spendere poche parole per vincere la solitudine del luogo e l’imbarazzo del confronto, si scopre che pur tra uomini di paesi diversi, di religioni diverse, di abitudini diverse, il modo di guardare un bambino che dorme è lo stesso, è lo stesso il modo di ammirare una donna, e si provano, anche sotto la scorza del formalismo esteriore, le stesse ed evidenti emozioni.
Senza contare la musica, vero, grande linguaggio universale per tutti noi, come per i personaggi del film.
La storia è quella di una piccola banda musicale della polizia egiziana inviata in Israele per inaugurare un centro culturale arabo che si trova, per un disguido, scaraventata in uno sperduto insediamento israeliano, una fila di orrendi condomini in mezzo al deserto e lungo una strada tanto moderna quanto perduta nel nulla. Sul posto troveranno pochi, immediati contatti umani con i quali la sorte beffarda li costringerà a confrontarsi in situazioni talora al limite del grottesco.
E’ un film che non piacerà a tutti, ma che ha molto da dire, anche nei piccoli particolari sui quali indugia pochi secondi, e con alcuni attimi che valgono più delle poche parole del film.
Globale ***1/2