Agliana, Stefio e Cupertino, che rientrarono in Italia dopo quasi due mesi di prigionia, mentre Roma era tappezzata di manifesti della destra con EROI a caratteri cubitali?
(eroi per cosa, poi?)
Ebbene, pare che Stefio sia in guai giudiziari:
Ex ostaggi. Salvatore Stefio rinviato a giudizio
venerdì 18 aprile 2008 (ANSA)
“Arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero” (art.288 codice penale), con questa grave accusa il Gup del tribunale di Bari, Anna Rosa De Paolo, ha rinviato a giudizio il siciliano Salvatore Stefio, 38 anni ed il 34enne barese Giampiero Spinelli.
I due sono ritenuti responsabili dell’arruolamento di Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e del defunto Fabrizio Quattrocchi, al quale venne conferita successivamente la medaglia d’oro al valor civile. I tre, insieme allo stesso Stefio, vennero sequestrati in Iraq dalle Brigate Verdi di Maometto il 12 aprile del 2004 e vennero liberati dopo 56 giorni.
Secondo l’accusa Stefio e Spinelli avrebbero arruolato, tramite la società “Presidium corporation”, società con sede nelle Seychelles e riconducibile al 38enne Didri Forese, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino affinché militassero in Iraq, in favore di forze armate anglo-americane. Il procuratore aggiunto Giovanni Colangelo, contesta ai due di avere utilizzato la Presidium Corporation per mandare in Iraq i tre italiani caduti poi in un'imboscata.
Già nell’ottobre del 2004, nell'ambito dello stesso filone di indagini, il gip Giuseppe De Benedictis, impose allo Spinelli il divieto di espatrio, esprimendo un giudizio secondo cui “Cupertino, Stefio, Agliana e Quattrocchi erano veri e propri fiancheggiatori delle forze della coalizione e questo spiega, se non giustifica, l'atteggiamento dei sequestratori nei loro confronti”, salvo poi precisare che il giudizio derivava da un mero problema di interpretazione ed il provvedimento coercitivo nei confronti di Spinelli venne annullato dal tribunale del riesame.
Questa volta invece il processo si terrà e inizierà il 3 luglio prossimo dinanzi alla Corte d'assise di Bari. Sede, quella di Bari, contestata dai difensori dei due imputati, sostenitori della tesi secondo cui la competenza delle indagini fosse propria della magistratura romana, dal momento che tali presunti “arruolamenti” non erano avvenuti a Sammichele di Bari, come sostiene l'accusa, ma a Fiumicino, all’atto della partenza verso l’Iraq.