qualcuno sa che invece che lavorare faccio il grafico, ma è un secondo lavoro, il primo è riposare e osservare l'umana vicenda, vivendola da dentro una persona, cioè me stesso
il tema intorno al quale vorrei ragionare sommesso è l'uguale e il diverso, come continuamente ci attanagliano, ci fanno soffrire, accompagnano le nostre bislacche vicissitudini
fin da piccoli il diverso ci preoccupa: tutti gli altri bimbi hanno il fiocco a quadretti azzurri, e tua mamma te lo ha preso azzurro ma tinta unita; già sullo scuolabus (quando ero piccolo io si chiamava semplicemente corriera) ti vergognavi del fiocco diverso
però anche l'uguale è motivo di sofferenza: ingenera senso di banalità, impedisce la propulsiva dinamica del proprio io; nel cortile della scuola, con mano un noiosissimo libro di poesie, speri che quella giovinetta immagini in te un poeta, e più facilmente ti conceda ciò che poeticamente sogni in alcuni momenti non proprio eleganti d'autostrusciamento; insomma cerchi di non essere uguale, altrimenti non hai il tuo spazio nell'umano consesso
perfino qui, in queste vetuste pagine virtuali, se sei troppo diverso non riscuoti alcun interesse, e se sei troppo uguale anche peggio, sei disprezzato giustamente per l'inutilità d'un banale contributo scritto, e tutti ricordano: già detto, è roba vecchia, e basta!
però alcuni ti amano eguale, come il gusto alla nocciola che vuoi ritrovare nel tuo gelato, ogni primavera, proustiano riverbero di piaceri e ricordi, e mai inorridito leccheresti un gelato al gusto di puffo
bene, ho scritto come sempre, eguale e diverso, forse