Ci sono diverse identità nel forum e su internet in generale. E mi chiedo: chi sono io, qui online, in mezzo a questa comunità virtuale? O meglio: come mi costruisco? William Gibson, nel suo storico libro The Neuromancer questo concetto lo aveva già intuito, lasciandoci in eredità il termine cyberspace entrato ormai nel linguaggio di tutti i giorni. Mi riferisco all'identità fatta di parole e di idee scritte. Ovvero, al potere della scrittura.
Prendiamo come esempio questo fancazzista e disordinato forum OT, proprio quello che state leggendo in questo momento di noia, probabilmente sorseggiando una birra gelata. Si usano nicknames, si mettono avatars che raramente corrispondono alla propria faccia (anzi a volte uomini mettono foto di donne e viceversa) , si usano tormentoni e lessici familiari, si creano alleanze e antipatie.
L'anonimità ci spoglia. Ci incita all'apertura, alla confessione, alla volgarità. Secondo Vonnegut, dunque, non ha senso fare finta di essere qualcun altro, perché siamo ciò che costruiamo. Siamo le identità che pretendiamo di essere, come un mosaico che ci compone. Non si può mentire, online. Si lasciano intravedere semplicemente altri pezzettini del mosaico, che probabilmente non apparirebbero così evidenti ad occhio nudo.
Internet è spesso democratico e non asservito al potere (come i giornali cartacei italiani), ma l’identità che noi presentiamo è spesso assai diversa da quello che siamo in realtà. Certo ci possono essere raduni, momenti di sincerità spinta, condivisioni, etc., ma è realtà virtuale. Noi nel forum presentiamo solo una parte di noi e poi costruito un personaggio cerchiamo di dargli coerenza e struttura.
Noi che ci conosciamo tramite codici binari e tramite lo stesso codice approfondiamo le nostre esperienze, ci offriamo birre virtuali e condividiamo i nostri vissuti. Ma chi siamo realmente? La tecnologia contro il vecchiume ideologico? Oppure le comunità virtuali sono solo un gioco per cazzeggiare durante le pause di lavoro?