Sulle gesta dei fratelli James e in particolare di Jesse, il più giovane e il più efferato dei tre, i banditi che per un decennio crearono scompiglio nello stato del Missouri sul finire del 1860, assaltando treni e diligenze, credo non ci sia molto da dire. Jesse James fa parte di quella schiera di "cattivi" che per le loro imprese diventano leggende e che vengono ammirati in vita grazie anche all'enfasi data alle loro scorribande nei resoconti dei giornali e delle riviste dell'epoca.
A raccontare questo personaggio scomodo ci prova il regista Andrew Dominik, con un western incentrato sul tormentato rapporto tra il ventenne Robert Ford, un giovane dai modi quasi aristocratici che vorrebbe emulare il più carismatico Jesse, e quest'ultimo, che tuttavia, così come aveva fatto il fratello maggiore, non lo ritiene all'altezza degli altri elementi della banda.
Il film appartiene a quella categoria di pellicole in cui nulla è fuori posto, dai dialoghi a carattere teatrale alla fotografia "di respiro" dei maestosi paesaggi americani (molto simile se vogliamo alla patinata natura ripresa nel recente e sopravvalutato Into The Wild), ma che non c'entrano il loro obiettivo. L'epopea western rappresentata da Dominik risulta bolsa e decontestualizzata e lo stesso Brad Pitt nella parte del famoso bandito sembra più un cavaliere stanco che l'eroe romantico, odiato dai proprietari delle ferrovie e amato dalla povera gente.
Voto 6 di stima.