Stasera ho organizzato una cenetta per pochi amici.
Prima che arrivassero gli ospiti, mentre Johana la mia coinquilina praghese era sotto la doccia, ho incominciato a preparare dei calici di Messias Porto Vintage e dei piattini di Feta e Olive. E guardando dalla finestra sopra l’acquaio il giardino d’inverno interno, mentre riflettevo sulle caratteristiche della case inglesi con piccole cucine, ho avvertito, alle mie spalle, la presenza della mia coinquilina, in accappatoio, come quella insidiosa, di una guardiana o di una osservatrice. L’educazione della mia coinquilina impediva che mi dicesse: “Fai respirare il vino! Scalda al forno il pane indiano! No, non è quella la temperatura giusta del tostapane!” ma quello che mi comunicava la presenza muta di Johana, che si frizionava i suoi lunghi capelli biondi, era - pensavo - esattamente questo. E ho desiderato fortemente di buttare il prezioso Porto e andare via da quella cucina troppo piccola per due sbattendo la porta.
E dopo cena mentre laviamo i piatti la praghese mi dice che da settimane non mangio più di notte, non cucino più alle tre di mattina, un momento assorto e silenzioso a lei caro, con le orecchie ancora otturate dalla musica del club, e la testa ronzante, fissa per minuti interminabili su una frase pronunciata al pub o sul sorriso di qualcuno.
Magari Johana in accappatoio voleva fare solo sesso prima di cena o gli piaceva guardarmi il sedere mentre si frizionava i capelli. Io le donne non le capisco... E viverci insieme se c'è attrazione è un inferno. Per fortuna a fine mese torno a vivere da solo.