Io conoscevo il motociclista..
Contromano per 20 km
E' strage in autostrada
I soccorsi arrivano sul luogo della tragedia
+ Testimoni: quel pazzo voleva uccidere
Uccide un automobilista e un motociclista poi si schianta: morto
MASSIMILIANO PEGGIO - ANDREA ROSSI
La moto Bmw giace sull’asfalto sfigurata, a una manciata di metri dallo svincolo Debouché, sulla Tangenziale Sud di Torino. Pochi metri più in là un casco. Poi, ancora, un telo verde che copre un corpo riverso a terra. È quello di Andrea Tamagnone, 39 anni, medico urologo di Rivoli. La Golf, invece, si è incagliata contro un guard-rail. La lamiera l’ha risucchiata, si è divorata tutto il cofano e un frammento di tettuccio. Dentro, un altro telo verde, che nasconde il cadavere di Diego Eugenio Olivetti, 55 anni, di Torino, l’uomo che ieri sera ha scatenato l’inferno sulla A21 Torino-Piacenza. Finisce dentro lamiere accartocciate, sotto un nubifragio, la corsa impazzita di quella Golf lanciata a tutta velocità sull’autostrada, quasi cinquanta chilometri in contromano, due incidenti provocati e tre morti. Mezz’ora di follia. La terza vittima si chiama Alberto Santillo, 64 anni, anche lui di Torino. Ha incontrato la morte tra gli svincoli di Villanova d’Asti e Trofarello, sotto forma della Golf blu scuro guidata da Diego Olivetti.
La prima telefonata a carabinieri e polizia stradale arriva verso le 19,45. «C’è un pazzo che sta viaggiando contromano in autostrada», urla una voce. È un’automobilista. Un attimo dopo arriva un’altra chiamata: è un dipendente della società che gestisce l’autostrada. Diego Olivetti è già oltre Villanova d’Asti. È entrato in autostrada verso le sette e mezza, probabilmente al casello di Asti Est. C’è un cantiere, in quel tratto: gli automobilisti possono proseguire su una sola corsia, nello stesso senso di marcia, o spostarsi su una corsia dell’altra carreggiata. La Golf sceglie la seconda opzione. Supera il cantiere e, anziché rientrare, va dritta in contromano. Avanza, venti chilometri, fino ad arrivare al casello di Villanova d’Asti. Scansa un’auto che ha appena varcato una sbarra del Telepass e continua.
In quell’istante i carabinieri di Villanova ricevono la prima segnalazione. La Golf vola verso Torino, sempre in contromano. Pochi chilometri dopo, all’altezza di Riva presso Chieri, incrocia i fari di un’Alfa 146. È quella di Alberto Santillo. L’uomo cerca di schivarla, ma esce di strada, sfonda il guard-rail e irrompe in un fossato. Il conducente muore sul colpo. Per più di venti minuti i centralini di Polstrada e carabinieri rimandano voci di automobilisti terrorizzati. A decine incontrano, e schivano la Golf blu scuro. La pattuglia dei carabinieri, lanciata in autostrada, cerca di intercettarla e fermarla prima che possa provocare una strage. Diego Olivetti viaggia sulla corsia di sorpasso, senza mai rallentare. I carabinieri che piombano sul primo incidente, pochi istanti dopo la morte di Santillo, non riusciranno a raggiungerlo nei venti chilometri che scorrono tra il primo e il secondo incidente.
La Golf macina chilometri, schiva fari, giunge a un altro casello dell’autostrada: Trofarello. Rallenta, aspetta che una sbarra si alzi, un’auto la superi e poi s’infila. Imbocca la tangenziale sud di Torino. Vicino allo svincolo di Debouché incrocia la moto Bmw. Il conducente, Andrea Tamagnone, viaggia sulla corsia di sorpasso. Sbuca da una lieve curva sulla sinistra - tanto basta a ostruirgli la visuale - e si trova di fronte la Golf, un proiettile grande e blu come la notte che sta calando. Non riesce a evitarla. L’auto la prende in pieno e sbalza Tamagnone dal sellino. Anche lui muore quasi subito. La Golf va in testacoda, attraversa tutta la carreggiata e si schianta contro le protezioni. Il guard-rail si divora tutto il cofano, l’auto si accartoccia, stritola Diego Olivetti e mette fine alla sua galoppata impazzita.
La moto resta sulla corsia centrale, una carcassa spezzata in due. L’autostrada viene bloccata. La polizia sta acquisendo le immagini dei caselli autostradali superati dalla Golf per capire come abbia fatto a oltrepassare le barriere. E indaga sul passato di Diego Olivetti. Un uomo che aveva seri problemi di alcolismo. In passato gli era stata sospesa la patente per guida in stato d’ebbrezza. E poche ore prima dell’incidente era stato dimesso da una clinica di Bra, nel Cuneese, specializzata in patologie legate all’abuso di alcol.