ecco i risultati..
ridicoli
L’area off limits ora è presidiata dalle jeep
NICCOLÒ ZANCAN
TORINO
Come sempre è una questione di punti di vista. Da quello di Andrew Crisafi, al lavoro a Torino nella reception del Novotel, quattro stelle affacciato su quattro morti di overdose dall’inizio dell’estate, queste jeep davanti all’ingresso, le divise mimetiche, le armi e i manganelli ciondolanti, sono una benedizione. «Qui l'esercito è il benvenuto - dice con un sorriso arrendevole - lunedì notte, per la prima volta, ho tenuto la porta aperta. I clienti s’impressionano, fanno domande. A tutti spiego la verità. Tutti si sentono rassicurati. Qualcuno, ma qui mi dissocio, dice addirittura che guardare fuori dalle finestre dell’albergo è più avvincente della televisione».
Fuori c'è Parco Stura, il famigerato Tossic Park. Estrema periferia nord della città. Spacciatori in batteria, passi sghembi, siringhe ovunque. Da dodici giorni, a fianco di polizia e carabinieri, è arrivato l'esercito. Centocinquanta militari. «Ma settanta artiglieri del reggimento di Fossano sono impiegati al Cie – spiega il capitano Mario Renna – lavorano per la sicurezza all’interno del centro di identificazione ed espulsione di corso Brunelleschi. Mentre ottanta genieri del 32° reggimento della Brigata Taurinense sono sulle strade con compiti di ordine pubblico. Ogni giorno, ogni notte: quattro turni nell’arco delle ventiquattro ore. Per ora, sempre a Parco Stura».
Forse è ancora una fase di rodaggio. Perché non ci sono militari in servizio la notte di Ferragosto. Nessuno la mattina del 16. L’esercito torna in azione nel primo pomeriggio. I mezzi arrivano in colonna sotto un sole abbagliante. Ancora davanti ai clienti del Novotel. Scendono quaranta soldati più venticinque poliziotti del reparto mobile, più un pastore tedesco di nome Steel addestrato per fare male. Sono agli ordini del vicequestore aggiunto Valter Lomagno. Vanno con gli anfibi ai piedi e le camionette di supporto, dopo un primo giro di ricognizione: «Sembra una giornata molto tranquilla». Quasi surreale.
Non ci sono le vedette, nessun pusher, neanche un tossicodipendente, nessuno. Silenzio. Parco Stura è deserto. Al punto che dopo dieci minuti di marcia nel fango, fra sassi e ferri vecchi, il clima si scioglie: «È una goduria – dice l’autista di un blindato – abbiamo preso certe buche, meglio del motocross».
Per i militari è una grande soddisfazione. Sotto un traliccio dell’alta tensione un caporalmaggiore di 28 anni, origini pugliesi, si lascia sfuggire un commento: «Quelli di sinistra dicono che siamo inutili. La gente che ha subìto furti e rapine la pensa in un altro modo. Io sono stato in Kossovo e in Afghanistan, so che cosa vuole dire servire lo Stato. Ora sono orgoglioso di servire la mia patria in Italia. Questo parco è ripulito».
Mentre lo dice, alla stessa ora, nel cuore della stessa città, a Porta Palazzo, gli stessi disperati di Parco Stura si stanno comprando la dose quotidiana. C’è il ragazzo con le stampelle. La mamma sdentata. C’è l’uomo con i capelli ricci rossi e il piumino senza maniche sempre addosso. Vanno fra le vie del mercato e si bucano sotto il ponte Mosca. Si accucciano sulle sponde sporche di un altro fiume, la Dora. Arrivano a ritmo continuo. Qualcuno da solo. Altri in piccoli gruppi. Diciassette nel giro di dieci minuti, poi venti in rapida successione. Scaldano la roba. Si cercano le vene del collo. Non alzano mai lo sguardo alla città. Sono tanti come non accadeva da prima delle Olimpiadi. Allora la parola d’ordine era ripulire il centro. Così era nato «Tossic park». Ora sta arrivando l’ondata di ritorno.
Massimiliano, 27 anni, saldatore, s’inietta l’eroina nella caviglia sinistra. «Era meglio stare al parco – dice - almeno non ci vedeva nessuno. Qui invece siamo uno smacco per la gente. Non capisco perché hanno mandano l’esercito per degli scoppiati come noi».
Il sindaco Sergio Chiamparino era stato uno dei primi in Italia a prendere in considerazione la sperimentazione delle narcosale. Distribuzione di siringhe sterili, assistenza medica garantita, come a Barcellona. Ne aveva parlato già nel 2003 ma ai cattolici della sua coalizione l’idea non era piaciuta. Ora Chiamparino teme l’effetto Bogotà, l’esercito per le strade come in Colombia. «I militari sono soltanto un’operazione demagogica – spiega – non risolveranno il problema».
Presto arriveranno anche in centro, con radio, mimetiche, armi e buone intenzioni. Dove sopra il ponte passa la città indaffarata e sotto sfila la nuova processione dei dannati del buco, a pochi passi dall’Arsenale della Pace di Ernesto Olivero