Alexandra
“Alexandra” del russo Alexandr Sokurov, è la riflessione del regista russo sulla guerra attraverso gli occhi di un’anziana russa che va a trovare il nipote, capitano delle forze speciali nell’attuale conflitto ceceno. Il film di Sokurov, misurato, cadenzato, fatto di immagini e sguardi più che di parole, è un film di ritratti. E’ l’esperienza dell’anziana Alexandra a contatto con i giovani soldati russi, spaesati e apatici, con i loro comandanti, con un giovane ceceno e con la sua famiglia, con le donne del villaggio che odiano i russi ma giocoforza commerciano con loro. La guerra c’è ma non si vede, Sokurov si limita a una breve inquadratura di villaggi in fiamme lontani tra le montagne, ai racconti del nipote di Alexandra, al mostrare armi e mezzi, all’atteggiamento quasi divertito dell’anziana che dà l’idea di aver visto anche di peggio, nella sua vita.
Stupisce come in questo film, girato ai tempi nostri, si ritrovino le stesse immagini, volti, sensazioni dei film sovietici di guerra degli anni ’50, gli stessi soldati disillusi, la stessa natura, vasta, desolata, amorale come e forse più della guerra. Sembra non sia cambiato niente da allora, e questa, per noi spettatori occidentali, è forse l’impressione più forte che rimane al termine del film.
Adatto per chi già conosce Sokurov e un certo modo tutto russo di ritrarre quel mondo.
Globale ***
Invincibile
“Invincibile” del tedesco Werner Herzog è decisamente un film particolare. Anzitutto, dopo essere stato presentato a Venezia nel 2001, arriva sui nostri schermi soltanto oggi, in pieno agosto 2008, non si sa per quale curiosa scelta distributiva.
Poi perché è un film straordinariamente verista. E’ vera la vicenda che vi si racconta, è vero l’attore protagonista, uomo di straordinaria forza fisica, un finlandese che in tempi recenti è stato veramente l’uomo più forte del mondo, e persino l’attrice che interpreta una pianista è un’autentica pianista e nel film suona realmente il concerto n. 3 di Beethoven.
La storia raccontata nel film è quella di Zishe Breitbart, un giovane fabbro ebreo dall’aspetto gentile e dalla forza erculea, che vive in un villaggio dell'est della Polonia. Siamo nel 1932, alla vigilia dell’ascesa al potere di Hitler in Germania. Zishe, notato da un impresario tedesco, viene assunto in un teatro a Berlino, dove dovrà impersonare l’uomo d’acciaio, vestendo i panni dell’eroe nordico Sigfrido.
Il teatro è “Il palazzo dell’Occulto” di Jan Erik Hanussen, (interpretato da un formidabile Tim Roth) un danese ambiguo che ha sposato la causa nazista e che, millantando la padronanza di poteri ipnotici ed esoterici, ambisce a diventare titolare di un ipotetico Ministero dell’Occulto nel futuro governo nazista. Gli spettatori del teatro, in buona parte nazisti e loro simpatizzanti, sono incantati da Hanussen che prefigura un avvenire radioso per la Germania, ed entusiasmati dalle esibizioni di Zishe, che vedono come la perfetta incarnazione del vero eroe germanico (sono evidenti le connessioni tra avvento del nazismo ed esoterismo).
L’incontro tra Zishe ed Hanussen modificherà la sorte di entrambi. Zishe, turbato da ciò che lo circonda, invaghito della pianista di Hanussen e tormentato da terrificanti sogni premonitori, decide infine di rivelare in teatro la sua vera natura e di proclamarsi nuovo Sansone del popolo ebraico, sollevando l’entusiasmo della comunità ebraica di Berlino. Tornerà, in seguito, al villaggio natale in Polonia. Qui si adoprerà a convincere gli ebrei che un terribile destino li attende, ma verrà deriso e non sarà creduto. Hanussen dovrà suo malgrado scoprire le carte ed andare incontro al proprio destino.
Questo è un film per palati fini, da gustare sul grande schermo. A me è piaciuto moltissimo, nonostante qualche caduta di toni. Herzog, -tornato al lungometraggio dopo un ciclo di film documentari- vi ha messo tutta la potenza visionaria, tutta la suggestione di immagini, suoni e colori di suoi grandi film del passato (Aguirre, Fitzcarraldo), ha realizzato una perfetta ricostruzione scenografica e ambientale sia negli ambienti berlinesi che nel villaggio polacco del protagonista, vi ha gettato dentro mistero e mistica al contempo, e Tim Roth è in questo film lo stesso personaggio visionario e folle che Klaus Kinski era negli altri film di Herzog.
Globale ****
P.s.: Ho anche un arretrato di film più “potabili”, vediamo se ho tempo più tardi, questo venerdì è abbastanza morto…