accorpo anca mi due visioni estive, tanto più che ai soliti noti non interessa e coi criceti ancora in ferie risparmiamo energia

Lower City è carne, sangue e sudore, un sudore che scorre copioso sui corpi dei protagonisti di questa claustrofobica pellicola brasiliana diretta dell'esordiente Sergio Machado, direttore della fotografia in Central do Brasil di Walter Salles qui in veste di produttore. Due amici comproprietari di una piccola imbarcazione sbarcano il lunario trasportando merci lungo la costa e all'occasione anche persone. Una di queste, una giovane prostituta/spogliarellista, è destinata a sconvolgere le loro vite e la loro amicizia. in mezzo i "quartieri bassi", i vicoli in cui perdersi, fisicamente e spiritualmente, i locali equivoci, i corpi sudati, affamati d'amore e disperati, le esistenze condotte al limite.
Jules e Jim e Y tu mamà tambièn, mescolati con tanta furbizia ed un pizzico di morbosità ad immagini del brasile che ti immagini e ti aspetti. Un film che non osa, rimane sempre sospeso al di sopra delle misere esistenze dei protagonisti, ma che nonostante ciò colpisce per atmosfera e sensualità. Nel ruolo della femme fatale la promettente nipote d'arte Alice Braga, un volto e un corpo che non si dimenticano.


Non pensarci
anche qui l'operazione è furba, ma condotta con garbo
Tre fratelli (Mastandrea, Caprioli e Battiston), ex ragazzi con molte speranze che si sono adattati a vite di ripiego, si ritrovano quando uno di loro torna a casa dopo una delusione sentimentale. il trovarsi di nuovo insieme e il bisogno di confrontarsi faranno emergere vecchie e nuove ferite, frustrazioni e voglia di riscatto.
Un gruppo eterogeneo di ottimi interpreti, un regista promettente, una storia non banale di ordinaria famiglia italiana, tra malumori e sotterfugi, bugie e presunzioni. Su tutti Mastandrea che riesce sempre a non strafare, nella parte del disilluso, di quello che sa scavare più a fondo, che vede gli altri per quel che sono ma che forse è preda delle stesse illusioni di cui si dice libero. E alla fine nulla è uguale a prima ma tutto è sempre uguale a sè stesso. Un film leggero che sa scavare a fondo nei meccanismi della solita italietta, con humor e disincanto. Una frase su tutte, pronunciata da Mastandrea:
Ma in questa famiglia non stavamo meglio quando ci dicevamo le bugie?