Originariamente inviato da the_hi†cher
Pranzo di ferragosto
Opera prima di Gianni Di Gregorio, prodotta da Matteo Garrone, è anche questa una piccola storia di affetti e abbandoni in un microcosmo isolato fotografato nella giornata festiva per eccellenza, quel ferragosto che svuota le città e affolla le spiagge.
Di Gregorio scrive (poco a dir la verità, ma è il pregio di un film basato su un canovaccio e affidato quasi interamente all'improvvisazioni di interpreti quasi tutti dilettanti), dirige e interpreta, calandosi alla perfezione nel ruolo di un perdigiorno buono a nulla con il vizio dell'alcool che accudisce la anziana e nobile madre nel ricordo dei fasti che furono cercando di tenersi a galla in un mare di debiti. Proprio in cambio dell'estinzione di alcuni di questi accetta di prendersi cura per la giornata festiva della madre dell'amministratore in partenza per il mare, ma si ritrova suo malgrado ad ospitare anche la sorella di quest'ultima e la madre del medico di famiglia. La convivenza si rivela più complicata del previsto soprattutto per Gianni che si trova a dover fronteggiare le esigenze della "nuova famiglia", rivestendo più ruoli, dal genitore delle anziane donne, al cuoco, all'infermiere, all'intrattenitore.
Emerge sopra a tutto il bisogno di essere ancora considerati di qualche utilità anche da vecchi, di essere ancora desiderabili nonostante gli anni che passano, la necessità di trovare qualcuno che ascolti le storie di una giovinezza ormai sfiorita. Un film tenero e delicato, che strappa più di un sorriso e fa molto riflettere.