E' difficile racchiudere nella catalogazione di un genere i film dei fratelli Ethan e Joel Cohen. Troppo sofisticate e poliedriche le loro opere per poterne dare un'unica chiave di lettura. Potremmo dire che Burn After Reading è una spy story e al tempo stesso una commedia brillante, uno psicodramma ma anche un film tragicomico, e comunque non renderemmo giustizia al particolare mood che si respira nel loro ultimo film presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Dopo le forti dosi di ottusa violenza del predecessore Non è un paese per vecchi, la strana coppia di Minneapolis torna a percorrere il terreno a lei più congeniale dell'affilata ironia e del nonsense per rivolgere il suo feroce atto d'accusa contro la decadenza della società occidentale.
Burn After Reading non è altro che questo. E' il sogno americano che va definitivamente in frantumi, con la sua galleria di puerili e buffi personaggi, magistralmente interpretati dall'odierna crème di Holliwood. In questo grottesco universo, ritroviamo tutte le fobie e i mali che affliggono la nostra epoca: l'ineluttabile colpa kafkiana da scontare nei confronti degli apparati di intelligence per i quali la vita umana non ha più valore, la non accettazione del proprio corpo attraverso la ricerca maniacale della forma fisica e della chirurgia estetica, la vacuità dei rapporti nati su internet, e non ultima la crisi dell'istituzione del matrimonio.
Ce n'è per tutti in questo film, che ci fa ridere di noi stessi e che conferma ancora una volta quanto i Coen rifuggano dai cliché e dalle scorciatoie a buon mercato del cinema di oggi.
Massimo dei voti.