Pensava sempre, e quando dico sempre è sempre, ovunque e comunque. Lo faceva convinto di dare libero sfogo alla sua mente, alle sue stesse teorie che di giorno in giorno s’azzardava a creare, assottigliare ed a volte perfino stravolgere. L’espressione facciale era quella di un viaggiatore solitario in cammino per Nonsisadove, un delirio di successi e fallimenti: proprio quando sembrava saggiare il gusto dell’illuminazione, lo sguardo tornava spento riprendendo coraggio solo nel ragionare con gliabitanti di Questaèlarealtà che, a sentirli, confermavano la correttezza della sua strada.
Diceva di possedere le basi per “un sistema tutto suo”, se non altro così sperava. Non sia mai gli fosse capitato di dimenticare il moleskine!… un qualsiasi oggetto capace di memorizzare a medio/lungo termine dei dati (anche per rievocazione) diventava un ottimo sostituto atto a conservare le intuizioni del momento. Prometteva a sé stesso che prima o poi avrebbe finito e poi riesaminato il tutto con l’accortezza matematica di chi da vita ad un “sistema infallibile”; e le lodi del grande pubblico avrebbero atteso finché anche l’ultima falla non sarebbe stata eliminata. Null’altro sembrava interessargli perché le attenzioni erano tutte per la creazione, l’assottigliamento ed a volte lo stravolgimento.
Quel giorno, per far prima, decise di prendere l’auto ed imboccando la strada per Nonsisadove andò a schiantarsi nei pressi di Questaèlarealtà. Morì, ma nessuno seppe mai se per il troppo pensare o meno.