Los Angeles anni '30. Christine Collins è una madre nubile in tempi in cui non avere un marito è una colpa. Suo figlio Walter è un ragazzino giudizioso e intelligente che fa fatica ad abituarsi al fatto di non avere un padre. Il bambino sparisce da casa un sabato di marzo in cui la madre è stata richiamata al lavoro per sostituire una collega malata e le ostinate ricerche della madre sono da subito messe a dura prova dall'inefficienza e dalla superficialità delle indagini condotte dal dipartimento di polizia. Poi il bambino viene ritrovato e riportato alla madre in pompa magna, così che il pubblico possa apprezzare il buon lavoro svolto dalla polizia. Ma quel bambino non è Walter ed i ripetuti tentativi di Christine di ristabilire la verità la portano a scontrarsi con un commissario poco disposto ad ammettere l'errore (o la montatura?) ma pronto ad usare ogni mezzo per convincere la recalcitrante genitrice a "prendersi le sue responsabilità" con il bambino che le è stato restituito.
Non è bene raccontare di più di un film complesso, sviluppato su più temi narrativi, che racconta di un capitolo sconvolgente della storia americana giunta fino a noi attraverso gli archivi giudiziari che ripercorrono la storia di questa madre coraggiosa disposta ad ogni sacrificio pur di riabbracciare il figlio perduto, anche a costo di combattere da sola contro tutto il dipartimento di polizia per vedere riconosciute le sue ragioni.
Un film sulla forza inesauribile di una madre, sulla corruzione dilagante in anni in cui il potere della polizia era assoluto e mai da mettere in discussione, sulla violenza che colpisce cieca anche gli innocenti, sulla redenzione e sulla speranza. Un altro tassello dell'america di Clint, che nel bene e nel male non perde mai nè lucidità nè orgoglio nel raccontare un paese sempre in evoluzione ma anche sempre uguale a se stesso.
Ottima l'interpretazione della Jolie, spettrale nella sua magrezza sofferta, che colpisce per l'intensità dei suoi sguardi e dei suoi gesti.