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  1. #1

    Arbitrati, altro emendamento pdl

    http://www.corriere.it/politica/08_n...4f02aabc.shtml

    Il cuore dell'emendamento, firmato da tre senatori del Pdl, Massimo Baldini, Valter Zanetta e Luigi Grillo (il presidente della commissione Lavori pubblici del Senato rinviato a giudizio per concorso in aggiotaggio per i suoi rapporti con Giampiero Fiorani) è racchiuso in una sola riga: «Sono abrogati i commi 19, 20, 21 e 22 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244». Arabo, per i non addetti ai lavori. Ma l'obiettivo è chiaro: vengono abolite le norme introdotte nell'ultima finanziaria del governo Prodi che vietavano alle pubbliche amministrazioni, senza eccezioni, di stipulare contratti contenenti la clausola del ricorso all'arbitrato in caso di disaccordo.
    Riassumiamo? Gli arbitrati (aboliti dal governo Ciampi, ripristinati da Berlusconi, ri-aboliti da Dini e via così…) sono una specie di corsia preferenziale parallela alle cause civili. Se l'ente pubblico che ha commissionato un lavoro e chi quel lavoro lo ha eseguito vanno a litigare sui soldi, possono chiedere che a stabilire le ragioni e i torti non sia la lentissima giustizia civile ma una specie di giurì. Un arbitro lo nomina un litigante, uno quell'altro e i due insieme nominano il presidente. Niente di male, apparentemente. Se non fosse per due nodi. Primo: gli «arbitri» sono spesso giudici chiamati a decidere «privatamente » su cose che a volte toccano lo stesso Comune, la stessa Provincia, la stessa Regione o lo stesso Ministero su cui possono essere delegati a decidere nelle vesti di membri dei Tar o del Consiglio di Stato. Secondo nodo: stando ai dati del presidente dell'Autorità per la vigilanza dei lavori pubblici Luigi Giampaolino, lo Stato (guarda coincidenza…) perde sempre. O quasi sempre: in 279 arbitrati in due anni tra il luglio 2005 e il giugno 2007, ha vinto appena 15 volte. Sconfitto nel 94,6% dei casi, ha dovuto pagare alle imprese private 715 milioni di euro. Pari al costo del Passante di Mestre. Va da sé che, oltre ai privati, hanno esultato gli arbitri. Che si sono messi in tasca, euro più euro meno, una cinquantina di milioni. Una cosa «indecorosa», diceva un tempo Franco Frattini invocando «l'incompatibilità totale fra lavoro istituzionale dei giudici e altri incarichi ». «Inaccettabile», concorda il Csm che da anni non consente ai giudici civili e penali di accettare arbitrati. «Indecente», insiste Antonio Di Pietro, che più di tutti ha spinto, da ministro delle Infrastrutture, per mettere fine all'andazzo. Macché: di proroga in proroga, è rimasto tutto come prima. E il divieto assoluto di ricorrere all'arbitrato non è mai entrato, di fatto, in vigore. Peggio: l'emendamento Grillo- Baldini-Zanetta non si limita a ripristinare gli arbitrati. Va oltre. E stabilisce una specie di percorso automatico: o l'ente pubblico e l'impresa privata che vanno in lite si accordano entro un mese oppure, senza più le procedure di prima, si va dritti alla composizione arbitrale. E dato che in questi casi lo Stato perde quasi sempre, va da sé che questo potrebbe spingere perfino le amministrazioni più riluttanti, per non subire oltre il danno la beffa di dover pagare avvocati e spese processuali, a rassegnarsi alla «proposta di accordo bonario». Cioè alle richieste delle imprese. Coscienti di spazzare via tre lustri di tentativi di moralizzazione avviati da Carlo Azeglio Ciampi, gli autori dell'emendamento hanno sciolto nella pozione uno zuccherino: il dimezzamento dei compensi minimi e massimi dovuti agli arbitri. Evviva! Fermi tutti: salvo la possibilità di aumentare del 25% le parcelle «in merito alla eccezionale complessità delle questioni trattate, alla specifiche competenze utilizzate e all'effettivo lavoro svolto». E chi decide l'aumento? Gli arbitri stessi. Non bastasse, la sconcertante manovra per rilanciare gli arbitrati mai aboliti arriva nella scia di altri due episodi, diciamo così, controversi, che riguardano gli stessi magistrati amministrativi, da sempre cooptati a decine in questo e quel governo, di sinistra o di destra, come capi di gabinetto o responsabili degli uffici legislativi. Incarichi che ricoprono continuando a progredire nella carriera giudiziaria come fossero quotidianamente presenti e cumulando i due stipendi. Il primo è la decisione di spostare la definizione delle norme che dovrebbero regolare gli incarichi pubblici. Abolito il tetto massimo di 289 mila euro fissato da Prodi, tetto che arginava alcuni stipendi stratosferici, il governo si era impegnato a fissare le nuove regole entro il 31 ottobre. Macché: tutto rinviato. Nel frattempo non solo tutto resta come prima, ma alcune società pubbliche come il Poligrafico, la Fincantieri o l'Anas hanno rimosso dai loro siti l'elenco delle consulenze e il loro importo, vale a dire uno dei fiori all'occhiello rivendicato sia dal vecchio governo di sinistra sia da Renato Brunetta. Ma la seconda «eccentricità» è forse ancora più curiosa. Riguarda un concorso. Erano in palio 29 posti di «referendario» (traduzione: giudice) nei Tar. Presidente della Commissione: Pasquale De Lise, «aggiunto» del Consiglio di Stato e autore di una celebre battuta sugli arbitrati suoi: «Il guadagno legittimo di qualche soldo». Partecipanti: 415 candidati. Ammessi agli orali, svoltisi in queste settimane: 30. E chi c'è, tra questi promossi? Una è Paola Palmarini, docente alla Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze di cui tempo fa era rettore il marito, Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto di Giulio Tremonti nonché membro del Consiglio di Presidenza, cioè dell'organo di autogoverno delegato a nominare le commissioni d'esame. Un'altra è Anna Corrado, moglie di Salvatore Mezzacapo, giudice dei Tar e lui stesso membro dell'organo di autogoverno che sceglie le commissioni. Il terzo è Enrico Mattei fratello del magistrato del Tar Fabio Mattei, ammesso agli orali (dopo essere stato inizialmente scartato), grazie a una sentenza del Tar Lombardia firmata da Pier Maria Piacentini, il quale non molto tempo prima aveva avuto dal già citato organo di autogoverno l'autorizzazione ad assumere un incarico molto ben remunerato «di studio e approfondimento dei problemi concernenti concessioni di valorizzazione dei beni demaniali». Incarico «conferito dal Direttore dell'Agenzia del Demanio ». Cioè dalle Finanze.

    Senza vergogna.
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  2. #2
    grazie... è stata l'ultima cosa che ho letto ieri prima di tornare a casa, mi hai rovinato la serata
    love is a ring, the telephone
    love is an angel disguised as lust
    here in our bed until the morning comes

  3. #3
    ormai nulla mi sorprende più

    regalami un oggi da favola...e il domani bhe!?non mi importa se tu 6 con me! ©Ily

  4. #4
    solo per capire: i commenti qui sopra si riferiscono all'arbitrato come strumento o al suo uso nelle controversie con la PA?

  5. #5
    Originariamente inviato da mdsjack
    solo per capire: i commenti qui sopra si riferiscono all'arbitrato come strumento o al suo uso nelle controversie con la PA?

    gli «arbitri» sono spesso giudici chiamati a decidere «privatamente » su cose che a volte toccano lo stesso Comune, la stessa Provincia, la stessa Regione o lo stesso Ministero su cui possono essere delegati a decidere nelle vesti di membri dei Tar o del Consiglio di Stato.
    Va da sé che, oltre ai privati, hanno esultato gli arbitri. Che si sono messi in tasca, euro più euro meno, una cinquantina di milioni. Una cosa «indecorosa», diceva un tempo Franco Frattini invocando «l'incompatibilità totale fra lavoro istituzionale dei giudici e altri incarichi ». «Inaccettabile», concorda il Csm che da anni non consente ai giudici civili e penali di accettare arbitrati.


    Peggio: l'emendamento Grillo- Baldini-Zanetta non si limita a ripristinare gli arbitrati. Va oltre. E stabilisce una specie di percorso automatico: o l'ente pubblico e l'impresa privata che vanno in lite si accordano entro un mese oppure, senza più le procedure di prima, si va dritti alla composizione arbitrale. E dato che in questi casi lo Stato perde quasi sempre, va da sé che questo potrebbe spingere perfino le amministrazioni più riluttanti, per non subire oltre il danno la beffa di dover pagare avvocati e spese processuali, a rassegnarsi alla «proposta di accordo bonario»
    etc etc
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  6. #6
    Originariamente inviato da seifer is back
    etc etc
    ho chiesto perchè l'articolo è estremamente ambiguo: la linea del CSM ad esempio sembra generale, ma è evidente (per chi lo sa) che non può esserlo visto che esiste una disciplina organica sull'arbitrato, sul valore del lodo e sulla sua rilevanza penale e civile. quindi suppongo (ma non è chiaro) che sia un invito relativo ai casi in cui la PA sia coinvolta.
    anche il commento di frattini sembra generico, ma è chiaro che non può esserlo, visto che l'arbitrato è un procedimento presente in tutto il mondo e oggetto di convenzioni internazionali, quindi ritenerlo inammissibile nel nostro paese per questioni di retribuzione degli arbitri sarebbe "improbabile".

    Anche la frase per cui l'emendamento ripristina gli arbitrati è generico (alla luce della definizione di arbitrato che si dà a inizio articolo), visto che nessuno ha abolito l'arbitrato in toto.


    solo per chiarire.


    ...chiarire che l'utilità (ed affidabilità) dell'arbitrato è fuori discussione. semmai si può valutarne l'opportunità in casi dove la PA è coinvolta.

  7. #7
    Originariamente inviato da mdsjack
    ho chiesto perchè l'articolo è estremamente ambiguo: la linea del CSM ad esempio sembra generale, ma è evidente (per chi lo sa) che non può esserlo visto che esiste una disciplina organica sull'arbitrato, sul valore del lodo e sulla sua rilevanza penale e civile. quindi suppongo (ma non è chiaro) che sia un invito relativo ai casi in cui la PA sia coinvolta.
    anche il commento di frattini sembra generico, ma è chiaro che non può esserlo, visto che l'arbitrato è un procedimento presente in tutto il mondo e oggetto di convenzioni internazionali, quindi ritenerlo inammissibile nel nostro paese per questioni di retribuzione degli arbitri sarebbe "improbabile".

    Anche la frase per cui l'emendamento ripristina gli arbitrati è generico (alla luce della definizione di arbitrato che si dà a inizio articolo), visto che nessuno ha abolito l'arbitrato in toto.


    solo per chiarire.


    ...chiarire che l'utilità (ed affidabilità) dell'arbitrato è fuori discussione. semmai si può valutarne l'opportunità in casi dove la PA è coinvolta.
    non so se ci fai, o sei serio. Dal mio primo quote, ad inizio 3d.

    Il cuore dell'emendamento, firmato da tre senatori del Pdl, Massimo Baldini, Valter Zanetta e Luigi Grillo (il presidente della commissione Lavori pubblici del Senato rinviato a giudizio per concorso in aggiotaggio per i suoi rapporti con Giampiero Fiorani) è racchiuso in una sola riga: «Sono abrogati i commi 19, 20, 21 e 22 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244». Arabo, per i non addetti ai lavori. Ma l'obiettivo è chiaro: vengono abolite le norme introdotte nell'ultima finanziaria del governo Prodi che vietavano alle pubbliche amministrazioni, senza eccezioni, di stipulare contratti contenenti la clausola del ricorso all'arbitrato in caso di disaccordo.
    questi gli articoli.


    19. E ` fatto divieto alle pubbliche amministrazioni
    di cui all’articolo 1, comma 2, del
    decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,
    di inserire clausole compromissorie in tutti
    i loro contratti aventi ad oggetto lavori, forniture
    e servizi ovvero, relativamente ai medesimi
    contratti, di sottoscrivere compromessi.
    Le clausole compromissorie ovvero i
    compromessi comunque sottoscritti sono
    nulli e la loro sottoscrizione costituisce illecito
    disciplinare e determina responsabilita`
    erariale per i responsabili dei relativi procedimenti.


    20. Le disposizioni di cui al comma 19 si
    estendono alle societa` interamente possedute
    ovvero partecipate maggioritariamente dalle
    pubbliche amministrazioni di cui al medesimo
    comma, nonche´ agli enti pubblici economici
    ed alle societa` interamente possedute
    ovvero partecipate maggioritariamente da
    questi ultimi.


    21. Relativamente ai contratti aventi ad
    oggetto lavori, forniture e servizi gia` sottoscritti
    dalle amministrazioni alla data di entrata
    in vigore della presente legge e per le
    cui controversie i relativi collegi arbitrali
    non si sono ancora costituiti alla data del
    30 settembre 2007, e` fatto obbligo ai soggetti
    di cui ai commi 19 e 20 di declinare la competenza
    arbitrale, ove tale facolta` sia prevista
    nelle clausole arbitrali inserite nei predetti
    contratti; dalla data della relativa comunicazione
    opera esclusivamente la giurisdizione
    ordinaria. I collegi arbitrali, eventualmente
    costituiti successivamente al 30 settembre
    2007 e fino alla data di entrata in vigore
    della presente legge, decadono automaticamente
    e le relative spese restano integralmente
    compensate tra le parti.

    22. Il Presidente del Consiglio dei ministri,
    su proposta del Ministro dell’economia
    e delle finanze, di concerto con il Ministro
    per le riforme e le innovazioni nella pubblica
    amministrazione, il Ministro delle infrastrutture
    ed il Ministro della giustizia, provvede
    annualmente a determinare con decreto i risparmi
    conseguiti per effetto dell’applicazione
    delle disposizioni dei commi da 19 a
    23 affinche´ siano corrispondentemente ridotti
    gli stanziamenti, le assegnazioni ed i trasferimenti
    a carico del bilancio dello Stato e le
    relative risorse siano riassegnate al Ministero
    della giustizia per il miglioramento del relativo
    servizio. Il Presidente del Consiglio dei
    ministri trasmette annualmente al Parlamento
    ed alla Corte dei conti una relazione sullo
    stato di attuazione delle disposizioni dei
    commi da 19 a 23.
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  8. #8
    ci sono ci sono: l'emendamento è chiarissimo. è l'articolo citato che come ho detto è scritto male ed ambiguo: sembra che spari a zero sull'arbitrato, mischiando commenti assunti per generali (che potrebbero fuorviare il lettore non tecnicamente preparato) a riferimenti invece estremamente specifici.

  9. #9
    Originariamente inviato da mdsjack
    ci sono ci sono: l'emendamento è chiarissimo. è l'articolo citato che come ho detto è scritto male ed ambiguo: sembra che spari a zero sull'arbitrato, mischiando commenti assunti per generali (che potrebbero fuorviare il lettore non tecnicamente preparato) a riferimenti invece estremamente specifici.
    ma se ti ho evidanziato la parte chiarissima, dove dice che riguarda la pubblica amministrazione.
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  10. #10
    Utente di HTML.it L'avatar di wsim
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    In sintesi:

    (In sè l'arbitrato tra soggetti privatiè un ottimo strumento, permette di superare la rigidità e soprattutto i tempi biblici della giustizia ordinaria).

    Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, il Governo Prodi lo aveva abolito per questione di costi e di correttezza amministrativa, anche se pare che la norma non sia stata applicata.

    Adesso si intenderebbe reintrodurlo, con questo emendamento.

    Il che genererà un aumento della spesa pubblica, visto che si prevede un aumento delle parcelle degli arbitri.
    me ne sono andato, ma posso sempre riapparire con la grazia e la leggerezza di un B-52 carico di bombe.

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