Visualizzazione dei risultati da 1 a 4 su 4

Discussione: La spada dell'Islam

  1. #1
    Utente di HTML.it L'avatar di lookha
    Registrato dal
    Nov 2003
    Messaggi
    14

    La spada dell'Islam

    Ho tradotto un articolo molto interessante che appare oggi in edicola.
    http://www.lavanguardia.es/internaci...del-islam.html

    Lo trovo chiaro, preciso e soprattutto, credo che sia esatto in gran parte di quello che scrive.
    Secondo voi?



    “La Jihad è la rivoluzione permanente per il movimento islamico”, scrisse http://it.wikipedia.org/wiki/Sayyid_Qutb ]Sayyid Qubt[/url], uno degli ideologi del fondamentalismo, nel suo libro più emblematico, “Segnali sul cammino”, pubblicado nel 1964. Il suo omologo pachistano, Abu Ala al Maududi, fondatore della sanguinaria Yamaa Islamiya – responsabile degli attentati di Bali- fu altrettanto esplicito nei libri che pubblicò, prima di morire a Lahore nel 1979: “o c’è Islam o c’è yahiliyya”, ovvero, o c’è Islam o c’è apostasia, odio contro Dio. L’opzione, quindi, per il buon credente si presenta inesorabile.
    A differenza della Jihad del cuore, che è una lotta spirituale, la Jihad della spada aveva bisogno di organizzazione, reclutamento e azione violente, e per quel triple bisogno, lavorarano a fondo dagli inizi del XX secolo. La prima cosa che è fondamentale capire, quindi, è che la violenza jihadista non è né un fenomeno recente, né è locale, né è spiegabile nei termini del terrorismo classico. I suoi tempi non sono i nostri, le sue cause non sono quelle ovvie, i suoi movimenti non sono prevedibili.

    Se osserviamo il fenomeno con la lente geopolitica, le sue motivazioni potrebber vincolarsi alle cause nazionali classiche: Cachemire, Palestina, Cecenia, Mindanao, i uiguri di Xinjiang...-, però in realtà quelle cause non sono l’obbiettivo del jihadismo, ma la fonte delle sue giustificazioni.
    È sufficiente leggere gli scritti dei loro capi, per capire che il concetto occidentale di jihadismo è inservibile. Dokky Umarov, nel suo proclama unilaterale dell’Emirato Islamico del Caucaso, lo disse chiaramente: “Noi siamo parte indivisibile della Umma islamica e non è necessario determinare le frontiere. Il Caucaso è occupato da kuffar (infedeli) e apostati ed è Dar al Harb, il territorio della guerra, e il nostro compito principale è convertire il Caucaso in Dar as Salam (la Casa della Pace), stabilendo la sharia e espellendo i kuffar. Dopo averli espulsi, dobbiamo riconquistare tutti i territori storici dei mussulmani, e queste frontiere sono al di là dei limiti del Caucaso”.
    Il suo omologo, Ayman al Zawahiri, l’ideologo di Al Qaeda, scrisse la famosa fatua nel 1998, “ogni mussulmano che si trovi nelle condizioni di farlo, ha il dovere di uccidere personalmente gli americani, gli ebrei e i loro alleati, in qualsiasi paese dove sia possibile”. E cosi fino all’infinito. Cosi come mi sono permessa di segnalare spesso sul jihadismo, il nostro primo problema è che non leggiamo i loro testi.
    Questo è il decalogo per capire il fenomeno totalitario più importante dai tempi del nazismo.

    Primo, è pianetario, è bellico e la sua trincea è il mondo globale

    Secondo, si alimenta di cause nazionali, pero non ci crede. Il suo fine è la Repubblica Islamica mondiale.

    Terzo, non presenta organizzazioni clandestine al suo servizio, ma una filosofia generale che permette autonomia ai suoi seguaci, una specie di franchising del terrorismo

    Quarto, si nutre di giovani di quartieri poveri,senza prospettiva né speranza, bisognosi di un senso nellavita

    Quinto, mischia con perversa intelligenza epica, la religione e la nazione, in mondo da dare trascendenza sia terrenale che spirituale

    Sesto, ha causato migliaia di morti in tutto il mondo

    Settimo, la sua strategia è la destabilizzazione permanente

    Ottavo, muove molti soldi

    Nono, è minoritario nell’Islam, pero il suo movimento genera milioni di simpatizzanti

    Decimo, usa il nome dell’Islam, però è il principale assassino di mussulmani in tutto il pianeta.

    Questo fenomeno è quello che ha assassinato a decine di persone in India. E a Bali, a Gerusalemme, a New York, a Buenos Aires, e nello Yemen, e a Londra, e a Madrid...

  2. #2

    Re: La spada dell'Islam

    Originariamente inviato da lookha
    “La Jihad è la rivoluzione permanente per il movimento islamico”

    [...]

    È sufficiente leggere gli scritti dei loro capi, per capire che il concetto occidentale di jihadismo è inservibile. Dokky Umarov, nel suo proclama unilaterale dell’Emirato Islamico del Caucaso, lo disse chiaramente: “Noi siamo parte indivisibile della Umma islamica e non è necessario determinare le frontiere.

    [...]

    Cosi come mi sono permessa di segnalare spesso sul jihadismo, il nostro primo problema è che non leggiamo i loro testi.

    [...]

    Quarto, si nutre di giovani di quartieri poveri,senza prospettiva né speranza, bisognosi di un senso nellavita
    D'accordo su tutto tranne che sul quarto punto. In realtà i suoi adepti sono tutt'altro che poveri analfabeti, anzi, molto spesso sono i figli, nati in Occidente, della seconda generazione di musulmani emigrati e che hanno condotto una vita relativamente agiata e frequentato scuole occidentali.
    Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. (Maffeo Pantaleoni)

  3. #3
    Utente di HTML.it L'avatar di lookha
    Registrato dal
    Nov 2003
    Messaggi
    14

    Re: Re: La spada dell'Islam

    Originariamente inviato da webus
    D'accordo su tutto tranne che sul quarto punto. In realtà i suoi adepti sono tutt'altro che poveri analfabeti, anzi, molto spesso sono i figli, nati in Occidente, della seconda generazione di musulmani emigrati e che hanno condotto una vita relativamente agiata e frequentato scuole occidentali.
    secondo me invece, lei intende la maggior parte di quelli che si immolano, non i capi.
    Anche se è vero che Mohammed Atta non era per nulla un poveraccio.

  4. #4

    Re: Re: Re: La spada dell'Islam

    Originariamente inviato da lookha
    secondo me invece, lei intende la maggior parte di quelli che si immolano, non i capi.
    Anche se è vero che Mohammed Atta non era per nulla un poveraccio.
    anche questa interpretazione è limitativa. Nel terrorismo islamico non ci sono figure gerarchiche come ad esempio era in quello di Al Fatah. Lì i capi palestinesi mandavano a studiare i figli in Francia e Inghilterra, mentre reclutavano i poveretti per il lavoro pericoloso.

    No, qui capi e gregari condividono lo stesso cammino perché è gente che crede mledettamente in quello che fa. Bin Laden è figlio di una delle più ricche famiglie del mondo e lo stesso suo braccio destro, Al Zawahiri, discende da una agiata famiglia borghese.
    Eppure vivono entrambi nascosti in zone sperdute e con poche comodità.

    Sono proprio i più ricchi, istruiti e "occidentalizzati" quelli disposti a immolarsi per la causa islamica.
    Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. (Maffeo Pantaleoni)

Permessi di invio

  • Non puoi inserire discussioni
  • Non puoi inserire repliche
  • Non puoi inserire allegati
  • Non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
Powered by vBulletin® Version 4.2.1
Copyright © 2024 vBulletin Solutions, Inc. All rights reserved.