Tranquilli tranquilli non è un film sulla vita lavorativa dei nostri parlamentari
E' la seconda volta che provo a parlare di un film, speriamo di metter in croce due righe scritte decentemente... ce provo...
Varsavia, Polonia. Wladyslaw Szpilman è un talentuoso pianista ebreo, eccelso nel tocco e nell'interpretazione. Siamo nel '39 e inizia quella che sarà un'odissea lunga anni. Si emanano leggi naziste, decreti antisemiti e Szpilman è costretto con tutta la famiglia e la sua gente a trasferirsi a forza nel ghetto, la vista è bloccata da mura e filo spinato, ridotto alla fame e alla miseria, senza possibilità di movimento e di continuare a condurre la vita precedente. Riesce a sfuggire alla deportazione nei campi di lavoro e inizia così il suo nascondersi nei vuoti palazzi dai vetri rotti da cui osserva impotente le barbarie naziste verso la sua gente, la sua città che mano a mano viene sempre più devastata fino a rimanere un assemblato barcollante di scheletri di cemento. Aiutato da coraggiosi partigiani polacchi sopravvive nascosto guardando con occhi infossati per la fame, tristi e disonrientati, incapaci di comprendere un perchè, una ragione di tali violente, un briciolo di logica nelle azioni militari che si svolgono sotto i suoi occhi. Impotente di fronte a sè e alla sua vita, rassegnato che ciò che pare irragionevole sia di portato a un'esattezza e un convincimento scientifico, ciò che pareva impensabile è realtà. Come impensabile è l'occasione che gli salverà la vita, quando un ufficiale tedesco lo troverà in uno dei tanti palazzi dilaniati dalle bombe e si esibirà per lui al piano con un tocco che tocca anche il cuore del militare tedesco che gli offrirà un rifugio fino all'arrivo delle truppe russe.
Tratto da una storia vera, la storia di questo pianista e concertista autore di mezzo migliaio di canzoni dal cui libro autobiografico il regista trae sicuramente spunto per far apparire grande e afferrato l'urlo nero delle barbarie naziste.
Voto: ***** (inoltre, le musiche sono bellissime)