No, non mi riferisco alle credenze religiose, alla vita eterna, etc...
Ma bensì a quel senso di meraviglia, di stupore, di sorpresa genuina e positiva che non trovo più, che non vedo intorno a me.
Vivere in una società come la nostra è difficile e forse anche un po' triste.
Tutto è sottoposto quotidianamente allo scrutino della ragione e del ragionamento, l'opinione personale è considerata corretta a prescindere, c'è molta coscienza di sé stessi, dei propri desideri, delle proprie volontà, delle proprie opinioni, lo scetticismo regna sovrano e accantonare i problemi quotidiani è sempre più arduo. È quindi difficile per lo stupore, la sorpresa, la meraviglia farsi spazio.
Per un bambino Babbo Natale praticamente non esiste e se esiste è un personaggio televisivo più che un simbolo, Gesú bambino è una statuetta che compare il 25 in un presepe scarno e se non porta doni finisce fuori dalla finestra, i re magi non si sa nemmeno chi sono, oltre al fatto che uno di loro porta mirra.
Non è la mercificazione, non è la perdita della parte spirituale del Natale, legata alla ricorrenza storica e alla sua interpretazione religiosa, non è la banalizzazione dell'occasione di stare in famiglia, è la perdita di quel senso di stupore, di meraviglia.
La vita è un susseguirsi di eventi carichi di significato che formano il nostro essere e il nostro sentire, e la saggezza è la capacità di interpretare il mondo e i suoi fatti in modo corretto, vantaggioso e virtuoso.
Ma come può definirsi saggio un mondo che non lascia spazio alla meraviglia e allo stupore?
Dove tutto viene fatto a pezzi per essere scrutinato, sviscerato e poi riassemblato ma senza più lo splendore iniziale?
Dove nessuno crede più ai miracoli?
A me non piace.
E a voi?