Jamal Malik, 18 anni, ragazzo del the in un call-center, si trova in una stazione della polizia di Mumbay, sottoposto a un brutale interrogatorio. Come è possibile che un ragazzo venuto dalla baraccopoli di Mumbay, senza famiglia, non istruito, possa essere arrivato a vincere virtualmente una immensa somma a “Chi vuol essere milionario”? C’è puzza di imbroglio, e la polizia vuole saperlo prima della serata finale, quella che potrebbe assegnare a Jamal la favolosa cifra (reale) di 20 milioni di rupie.
Ma che imbroglio ci può essere in un quiz televisivo dove, per vincere, bisogna rispondere alle domande? Elementare, bisogna conoscere le risposte.
Ma come fa, questo miserabile venuto dalla bidonville, a conoscerle?
Parte da qui il bellissimo film di Danny Boyle, che si muove con maestria su tre piani narrativi alternati nei quali ripercorre la breve vita di Jamal, del fratello Salim, e del suo grande amore, la bellissima Latika, di cui si innamora già da bambino.
La storia di Jamal bambino, poi adolescente, infine 18enne, alterna il dolore a la miseria dell’India allo sfavillio dello studio televisivo dove Jamal, prima timido, poi sempre più disinvolto, partecipa al quiz della vita.
Ripercorriamo così a assieme a lui la sua storia, che Boyle gestisce con inquadrature a tratti frenetiche, con un montaggio nervoso e zeppo di flashback, ma il tutto appare straordinariamente coerente, fluisce armonicamente sullo schermo, racconta questa vicenda incredibile tra tragedie, brutalità e romanticismo di fronte alla quale non ci si può annoiare, grazie al ritmo vertiginoso e all’ottima musica che l’accompagna, mentre gli occhi si riempiono dei colori e dei contrasti dell’India.
Il film, in fondo, è una favola, ma è una favola splendida, un apologo ironico sul destino che entusiasma ed emoziona per l’energia che sprigiona fino ai titoli di coda.
Con “Wall-E” questo film è per me l’altro capolavoro dell’anno, e probabilmente il più bel film dell’eclettico Danny Boyle.
****1/2