E' quello che trova Walter, sessantenne professore universitario con cattedra nel Connecticut, nel suo appartamento di New York quando vi torna dopo anni per prendere parte ad un convegno. Ad accoglierlo, invece di un bicchiere di vino e un cd di musica classica nello stereo, ci sono Tarek, percussionista siriano, e Zainab, artista senegalese, che hanno affittato l'appartamento da un improbabile intermediario. Passata l'iniziale confusione Walter decide di continuare ad ospitare la giovane coppia e Tarek lo ricambia con la sua amicizia e la sua contagiosa allegria fino a che un imprevisto sconvolge la vita di Tarek e di tutti quelli che gli stanno vicino.
L'ospitalità intesa come accoglienza che una nazione costruita sull'immigrazione come l'America non sa più dare alle genti che la raggiungono in cerca di una vita migliore, l'amicizia come valore fondante delle esistenze senza di cui non ci si può considerare completi, la vitalità di chi ha tutta la vita davanti contrapposta all'immobilità di chi la vita se l'è vista scorrere davanti agli occhi senza saperla afferrare, la musica, i ritmi irresistibili delle percussioni africane. Tutto contribuisce a fare di questo film un'espeienza unica.
Un duro atto di accusa contro le inumane politiche sull'immigrazione dell'America post 11 settembre ma anche un gioioso inno alla vita e su tutto l'affetto e i sentimenti che legano inesorabilmente tutti i personaggi che vengono in contatto fra loro