Questo film dell’israeliano Ari Folman ha appena vinto il Golden Globe, dopo aver riscosso la scorsa estate notevoli consensi a Cannes, tanto che era rimasto fino all’ultimo in lizza per la Palma d’Oro.
E’ un film d’animazione, o meglio un documentario d’animazione.
Un documentario personale, perché segue il percorso autobiografico del regista nel ricostruire il proprio passato di soldato dell’esercito d’Israele durante l’invasione del Libano del 1982, completamente perduto dopo lo stress emotivo susseguito agli eventi cui assistette Ari.
Tra questi è compreso il sanguinoso massacro di Sabra e Chatila, raccontato estesamente nell’ultima parte del film, nel quale le milizie cristiane libanesi uccisero circa 3000 palestinesi nell’ indifferenza dell’esercito israeliano e con la complicità dei suoi capi.
Il film diventa quindi la ricostruzione di una memoria e contemporaneamente la cronaca di una pagina drammatica di storia rivissuta non attraverso le memorie dei potenti, ma tramite i ricordi dei commilitoni di Ari, da lui rintracciati ed intervistati 25 anni dopo, in Israele e in Europa. E’ anche un monito, l’ennesimo, alla ferocia e alla stupidità della guerra, attualissimo vista la sincronia con cui arriva nelle nostre sale proprio mentre laggiù in Medio Oriente si combatte un’altra guerra.
Il film è bellissimo e doloroso, tecnicamente così ben realizzato che forse proprio per questo motivo le ultime immagini del film sono le shockanti riprese effettuate dopo il massacro di Sabra e Chatila, per ricordarci che abbiamo assistito non a un film, ma ad una storia vera.
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