Clint Eastwood dietro alla cinepresa e Angelina Jolie davanti.
Una combinazione che non mi ha lasciato indifferente. Anzi.
Nella Los Angeles del 1928, una madre (A.J) vive sola con suo figlio in un sobborgo residenziale della periferia. Un sabato sera, tornando dal lavoro, trova solo una casa vuota. Suo figlio è scomparso. Pochi mesi dopo, la polizia le consegna un bambino che le sostiene di non essere il suo.
Comincia così il suo calvario personale alla ricerca di suo figlio, passando attraverso incredibili abusi dell'autorità, sia medica che della polizia, e camminando parallelamente a uno dei fatti di cronaca nera più stomachevoli dell'epoca.
Clint Eastwood sottolinea questa volta l'abuso dell'autorità e le sofferenze che si possono infliggere a una donna che solamente vuole che venga ritrovato suo figlio.
Ci riesce meglio di quanto non ci riesca AJ, la cui performance rimane comunque di un buon livello, secondo me.
Personalmente, in più di un'occasione durante la riproduzione sono stato tentato di tirare oggetti contundenti contro qualche personaggio.
È la prima volta che mi succede.
Complimenti a Clint.
Ottimo John Malkovich, come sempre.