Notizie confezionate su misura, secondo i voleri del padrone: c'è bisogno di qualche incidente nucleare? Incidente sia! Di qualche morto nelle scuole? Morto sia! Di qualche stupro? Già, questo è il periodo degli stupri, come se i delinquenti si fossero messi d'accordo per commetterli tutti adesso.
Non vi è nemmeno permesso scegliere: non c’è più un giornale di destra o di sinistra, le notizie sono quasi sempre le stesse. Con gli stessi titoli “stampigliati” sulle prime pagine. "Guerra tra procure!" l’avrete letto praticamente ovunque.
I telegiornali sono tanto scadenti che sto cominciando a informarmi diversamente. Per fortuna i pochi giornalisti bravi rimasti stanno iniziando ad aprire blog su internet. Nel telegiornale medio i primi dieci minuti di solito sono dedicati a qualche evento di cronaca o alle dichiarazioni di questo e di quello. Il resto viene riempito con qualche dichiarazione che ne contraddice un'altra, che ne contraddice un'altra. In modo da non dare alcuna informazione. Sarebbe più giusto definirla disinformazione oppure, come dice Guzzanti, "un’arma di distrazione di massa". Eppure di cose da raccontare ce ne sarebbero… ad esempio ciò che avviene nel Parlamento Europeo o alla Commissione.
Ci sono in compenso un sacco di programmi sciocchi e senza senso. Il padrone ha scoperto che colpire l’interesse con programmi divertenti, ma imbastiti con punti di vista stupidi e ricchi di conformismo sdolcinato, rende le persone più controllabili e meno propense ai fatti significativi della società. Il padrone ha scoperto anche che è sufficiente cancellare la storia dallo schermo per dimenticarla: così la gente non ricorda più ciò che Bossi diceva di Forza Italia negli anni novanta, non ricorda più ciò che Berlusconi diceva di Di Pietro ai tempi di Mani Pulite e non ricorda più che cos’era veramente la P2.
Al padrone conviene invece usare l’informazione come mezzo denigratorio o come mezzo del consenso. Così è facile far accettare al gregge ignorante questo o quel prodotto, o far detestare questo o quel personaggio. L’hanno fatto in questi giorni con Di Pietro. Il suo è l'unico partito senza condannati in parlamento, ma sono riusciti a dipingerlo come un orco cattivo e “giustizialista”. Aprendo le pagine dei giornali sembra colpevole di chissà quali crimini. Ha attaccato Napolitano, leggiamo. Ma sarà vero? Ho ascoltato il discorso più di una volta e non sono riuscito a rintracciare alcun attacco esplicito. Qui non si tratta di destra o di sinistra, ma di informazione. Quello che Di Pietro quel giorno ha detto è: "Il silenzio uccide, il silenzio è mafioso, il silenzio è un comportamento mafioso. Ecco perché non vogliamo rimanere in silenzio". Poco prima aveva parlato di Napolitano, ma l'ultima frase non era riferita a lui, era in prima persona. A Di Pietro è spesso attribuita una scarsa conoscenza della lingua, ma qui l’italiano sfugge proprio a chi lo accusa.
Non è la prima campagna contro Di Pietro, ve ne fu una appena prima delle passate elezioni. Berlusconi era andato in televisione a dire che non aveva una laurea valida. Ricorderete poi le campagne contro Beppe Grillo, paragonato a un criminale nazista. La sua voce secondo alcuni assomigliava a quella di Mussolini e secondo altri le sue grida erano atti di terrorismo pubblico. Nessuno però entrava nel merito dei contenuti e quando lo si faceva, come a Matrix, venivano presentate argomentazioni false e ingannevoli. Vi faccio solo un esempio: si diceva che in Italia le basi americane sono soltanto una decina, ma è sufficiente una rapida verifica su siti militari USA per stabilire che sono circa un centinaio. L'informazione è davvero scadente e ciò che mi rammarica è che nessuna democrazia sarà mai possibile senza un’informazione sincera e autentica. Ma c’è anche qualcosa che mi riempie di gioia, quando riascolto le parole di Camillo Benso di Cavour, pronunciate quasi due secoli fa: "Quando la stampa nei suoi giudizi trasmoda, essa a poco a poco perde del suo credito".