Lo so che c'è un divertissement di Francesco http://forum.html.it/forum/showthrea...readid=1306452 che ho letto ed apprezzato, ma in primis io direi che se le buone opinioni (anche diverse dalle proprie) sono leggittime e vanno rispettate, anche i titoli dei film meritano rispetto ;-)
Per cui ne scriverò qui.
Dalla passione e dall’amore travolgente di “Titanic” alle cene senza spiccare parola di “American Beauty”, passando per “Revolutionary Road”. Dal dirsi tutto e dal lasciarsi andare nell’altro al sentirsi estranei, persino a odiarsi.
Potrebbe essere questo il percorso ideale dei protagonisti del bel film di Sam Mendes, la discesa degli amanti innamorati di “Titanic” non più negli abissi del mare, ma in quelli della coppia.
C’è chi si adatta, alla vita a due. Trova comunque i propri spazi, apprezza quelli dell’altro, raggiunge un giusto compromesso tra sogni e realtà; saranno alla fine i più felici. I più invece si lasciano andare totalmente, accettano di cambiare se stessi per il coniuge, per i figli, per convenzione sociale, senza porsi problemi, quasi meccanicamente. Ma c’è anche chi ne viene schiacciato e si deprime nella routine, nell’abitudinarietà meccanica dei gesti e delle parole, nel rendersi conto dell’ipocrisia della situazione che vede due persone unite sotto lo stesso tetto senza che abbiano più nulla da dirsi, e soprattutto senza trovare il coraggio di cambiare.
Frank e April sono in quest’ultima situazione, appaiono come l’immagine perfetta, speciale, della famiglia americana. Ma sotto la superficie, la Revolutoniary Road dove abitano è diventata la conventional life delle loro esistenze, lui in ufficio, con un lavoro che odia, lei casa e bambini, in una casa che è la prigione delle sue giornate.
E’ eloquente fin troppo, il film di Mendes, anche quando i dialoghi non servono e basta il suono della bella colonna sonora, film che lascia amplissimo spazio agli attori, agli sguardi nel nulla, al riflesso sui vetri nei quali si specchia sempre quell’esterno che appare irraggiungibile, ai sorrisi falsi, ma necessari, alle inquadrature da cartolina di luoghi dove c’è tutto a nascondere il niente, alla paura di guardarsi dentro che esplode nell’ira quando uno qualunque ti sbatte in faccia le verità che conosci, ma che hai sempre nascosto.
Leonardo Di Caprio è immenso, quasi commovente nel ruolo, e Kate Winslet è altrettanto brava, due prestazioni straordinarie, da Oscar, ed eccellenti sono anche quelle degli attori di contorno.
Non è un film per tutti, e susciterà giudizi contrastanti, e anche molto distanti.
Chi ha amato “America Beauty” lo vada a vedere. Ma vada anche chi si è stretto vicino a Julianne Moore in “The Hours” (bravissima, lei doveva vincere l’Oscar per quel film , non Nicole Kidman) e chi ricorda “L’ultimo spettacolo” bellissimo e malinconico film di Bogdanovich, e chi apprezza i film che esplorano la tensione della quotidianità.
Per la quale non servono affatto gli effetti speciali, ho visto sguardi eloquenti all’uscita, ieri sera.
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