Quando Kimberley Swann, 16 anni, ha definito «noioso» il proprio lavoro, scrivendolo sulla bacheca della propria pagina di Facebook, non immaginava certo quali conseguenze avrebbe avuto il suo gesto.
LA REAZIONE – Impiegata da soli tre mesi presso una società di logistica – la Ivell Marketing and Logistics –, la ragazza inglese è infatti rimasta di sasso quando il suo titolare le ha consegnato la lettera di licenziamento, che recitava: «In seguito al commento da Lei postato su FB a proposito del Suo impiego, e preso atto della Sua insoddisfazione, l’Azienda ha deciso di interrompere il rapporto di lavoro con effetto immediato». Dal canto suo Kimberley, incredula, ha detto che in quel messaggio non aveva nemmeno fatto il nome dell’azienda.
RISPETTO E PRIVACY – Ma è davvero possibile perdere il posto solo per aver pubblicato online il proprio stato d’animo, una considerazione personale, un’emozione? Nell’epoca dei social network sembra una cosa assurda ma, tant’è, il titolare della Ivell non ha avuto esitazioni, poiché - dal suo punto di vista - esprimere un pensiero del genere su Facebook equivale a scriverlo sulla bacheca aziendale, dove chiunque può leggere e immaginare che per qualche motivo lì non si lavora bene. «E invece noi vogliamo che i membri del nostro staff collaborino in armonia», ha detto Stephen Ivell, che considera il gesto della ragazza «una mancanza di rispetto».