Pagina 1 di 2 1 2 ultimoultimo
Visualizzazione dei risultati da 1 a 10 su 11
  1. #1
    Utente di HTML.it L'avatar di ilgiovo
    Registrato dal
    Aug 2001
    Messaggi
    518

    Italianizzatori musicali e crisi

    ieri sfogliando un vecchio libretto di canzoni di mia mamma ho visto la versione italianizzata di "house of rising sun"

    non è la prima che vedo o che sento, di quegli anni, quando i miei erano giovani, in cui c'erano parecchi artisti che rifacevano i pezzi stranieri musica proprio identica all'orginale (magari qualche arrangiamento rifatto) e testo che è la quasi esatta traduzione, e mi è venuto da pensare a tutti quelli (me compreso, a volte) che gridano alla crisi creativa musicale dei nostri tempi, in cui tutto è già sentito e già fatto e rifatto e coverizzato.

    niente di nuovo, quindi.
    Cacca!

  2. #2

  3. #3

    Re: Italianizzatori musicali e crisi

    Originariamente inviato da ilgiovo
    ieri sfogliando un vecchio libretto di canzoni di mia mamma ho visto la versione italianizzata di "house of rising sun"

    non è la prima che vedo o che sento, di quegli anni, quando i miei erano giovani, in cui c'erano parecchi artisti che rifacevano i pezzi stranieri musica proprio identica all'orginale (magari qualche arrangiamento rifatto) e testo che è la quasi esatta traduzione, e mi è venuto da pensare a tutti quelli (me compreso, a volte) che gridano alla crisi creativa musicale dei nostri tempi, in cui tutto è già sentito e già fatto e rifatto e coverizzato.

    niente di nuovo, quindi.
    no, infatti. e non vuol manco dire che all'epoca (come adesso) mancassero i talenti: vuol dire che quello era ciò che l'impero americano aveva cominciato a proporre col suo colonialismo culturale, quindi se volevi vendere e fare figo riadattavi quel sound tanto "cool" (fatto con strumenti, arrangiamenti, idee che noi appena appena ci sognavamo) per i nostri caproni che l'inglese non lo capivano. mera operazione commerciale.

    in mezzo, trovavi mina che cantava anche meglio di tante galline d'oltreoceano, franco cerri che poteva accompagnare billie holiday, gli area che non avevano nulla da invidiare alla mahavisnu orchestra, bla bla.

    la musica si è sviluppata e diffusa dove c'è stata la volontà precisa di farla diffondere, dove sono stati creati spazi per suonare, scuole di musica, dove è stata posta attenzione alla creatività dei musicisti.

    se avessimo fatto così anche noi e non ci fossimo comportati da soliti italiani che guardano ognuno il proprio orticello, ora nel mondo starebbero improvvisando sul saltarello, la musica napoletana non ci farebbe morir dal ridere e la lirica nostrana non si sarebbe fermata al san carlo.

  4. #4
    no, io dico (perchè dopo mi incazzo per i fatti miei ): 50 anni fa si sono inventati un genere, in brasile, che a distanza di mezzo secolo si è diffuso nel mondo. noi abbiamo saltarelli, stornelli, tarantelle e tanta roba che poteva venir fuori, contaminarsi con altri generi, esplodere ed essere conosciuta nel mondo, invece l'unica italianata che si sente cantare oltreoceano è "o sole mio"!

    ma porc

    niente, vado a lavorare che è meglio.

  5. #5
    Utente bannato
    Registrato dal
    Jan 2004
    Messaggi
    110

    Re: Italianizzatori musicali e crisi

    Originariamente inviato da ilgiovo
    ieri sfogliando un vecchio libretto di canzoni di mia mamma ho visto la versione italianizzata di "house of rising sun"

    non è la prima che vedo o che sento, di quegli anni, quando i miei erano giovani, in cui c'erano parecchi artisti che rifacevano i pezzi stranieri musica proprio identica all'orginale (magari qualche arrangiamento rifatto) e testo che è la quasi esatta traduzione, e mi è venuto da pensare a tutti quelli (me compreso, a volte) che gridano alla crisi creativa musicale dei nostri tempi, in cui tutto è già sentito e già fatto e rifatto e coverizzato.

    niente di nuovo, quindi.
    anche al contrario, all'epoca da varie parti venivano a prendere le nostre canzoni per riadattarle.
    però non liquiderei la questione così facilmente.

    mezzi di comunicazione globale accessibili alla gente non ce n'erano, a differenza di oggi.
    c'era sperimentazione più di oggi, e quando veniva scoperto qualcosa di nuovo, poteva suscitare il fascino e l'entusiasmo sufficienti a volerlo importare nella nostra piccola tribù.

    quello degli adattamenti e delle cover è stato uno strumento importante per la diffusione della cultura musicale. è stato un baratto che ha contribuito in modo determinante all'evoluzione artistica di molti paesi.


    oggi questa funzionalità sociale e culturale è andata perduta.
    bene o male si intende l'inglese in modo diffuso, per cui già una grossa fetta di musica si usufruisce in presa diretta, senza + la necessità di intermediari.
    inoltre grazie ad internet e al commercio globalizzato puoi ascoltare una nuova uscita quasi in contemporanea con un americano o un inglese.
    oggi è perlopiù business, anche se raramente ci sono artisti veri che ancora si prendono la briga di scoprire arte sconosciuta nei recessi del pianeta e la porta nei nostri teatri, o nelle nostre piazze.

  6. #6
    Utente di HTML.it L'avatar di ilgiovo
    Registrato dal
    Aug 2001
    Messaggi
    518
    il senso della mia discussione non era una guerra culturale campanilistica, quanto una constatazione che, allora come oggi, c'è una certa tendenza ad uniformarsi alla corrente più di successo a livello mondiale, e chiaramente quelli hanno più potere nel determinare cosa è di successo in questo momento sono i media.
    Di positivo invece oggi, rispetto ad una volta, è la fioritura di tutto quel sottobosco di musica ed etichette cosiddette indipendenti (o comunque minori) che, anche se hanno una rilevanza minima nel mercato, danno una libera espressione indipendenete dell'arte musicale.
    Cioè, c'è chi cerca maggiormente il successo, e allora segue la corrente, cercando di raccogliere più consensi possibile senza esprimere nulla di nuovo o chi si preoccupa molto più della musica che dei fans, e chi ha orecchie per intendere, intende! Poi ci sono i casi rari in cui uno riesce ad avere un enorme successo con delle cose musicalmente valide, e lì siamo davanti ai fenomeni.
    Cacca!

  7. #7
    Utente bannato
    Registrato dal
    Jan 2004
    Messaggi
    110
    Originariamente inviato da ilgiovo
    il senso della mia discussione non era una guerra culturale campanilistica ...
    ma che campanilismo, ho detto che allora aveva anche una funzione di scambio culturale, mentre oggi non si può più dire che sia così.

  8. #8
    Utente di HTML.it L'avatar di ilgiovo
    Registrato dal
    Aug 2001
    Messaggi
    518
    Originariamente inviato da aeterna
    ma che campanilismo, ho detto che allora aveva anche una funzione di scambio culturale, mentre oggi non si può più dire che sia così.
    rispondevo a yurirefolo, parlando di campanilismo.
    Cacca!

  9. #9
    Non e' bello cio' che e' bello... ma che bello che bello che bello...
    Utonter. Il silenzio degli ignoranti

  10. #10
    Utente di HTML.it L'avatar di Gren
    Registrato dal
    Jun 2001
    Messaggi
    11
    Un piccolo appunto: negli anni sessanta chi proponeva il sound e le canzoni d'oltreoceano -dai dik dik a shel shapiro, da celentano a little tony- era un pioniere, in un paese in cui c'era una tradizione inscalfibile legata agli interpreti (modugno, morandi, cinquetti... per capirci).
    Se jimi hendrix è arrivato in modo praticamente clandestino in radio nel nostro paese, lo dobbiamo molto ai personaggi di cui sopra. Nulla di diverso dall'opera pioneristica di cui si fece interprete franco cerri, che con fatica cercò di "commercializzare" un jazz molto difficile da ascoltare per le nostre melodiche orecchie abituate a movimenti molto lontani dal levare. Per non parlare di mina... Nessuno di questi personaggi ha fatto la storia della musica a livello assoluto, ma sicuramente sono stati parte di una rivoluzione tutta italiana che senza di loro non avrebbe forse avuto modo di essere. Lo stesso è stato più tardi per un signore che -piaccia o no; ora non è assolutamente rilvante- si chiama vasco rossi.

    Sinceramente, parliamo di personaggi che sono eventualmente diventati commerciali solo dopo un periodo più o meno lungo in cui commerciali non lo sono stati per niente.

    Anche il "mitico" prog italiano ha vissuto un'era di pura commercialità in cui si copiavano tutti i prodotti stranieri, sull'onda del successo planetario del genere. Ma ciò nulla toglie al pregio di chi ha iniziato l'opera di diffusione di un genere -ancora una volta- precedentemente sconosciuto in tempi e luoghi che li facevano sembrare assolutamente alieni.

    Mio parere, nè.

Permessi di invio

  • Non puoi inserire discussioni
  • Non puoi inserire repliche
  • Non puoi inserire allegati
  • Non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
Powered by vBulletin® Version 4.2.1
Copyright © 2024 vBulletin Solutions, Inc. All rights reserved.