« Quando sono arrivato in Italia ho trovato subito quel brav’uomo del mio datore di lavoro, anzi, lui ha trovato me. Lui mi ha dato un lavoro: vendo gli accendini che lui stesso mi dà la mattina. Una volta non sono riuscito a vendere neanche un accendino allora lui, tranquillo, senza arrabbiarsi, me ne ha comprato uno. Pensate come è buono. Poi mi ha cosparso di benzina e con l’accendino mi ha appicciato, tranquillo, senza ar- rabbiarsi. Il mio datore mi fa anche da maestro, quando sbaglio mi fa i segni blu e rossi, blu sugli occhi e rossi sulla schiena, ma non con la matita, con i cazzotti e con la frusta. « È proprio una brava persona e posso dire che mi ha liberato dalle catene, quella d’oro dell’orologio, che tiene in pegno se no scappo. Appena sono arrivato in Italia - grazie a dei bravi pescatori che mi hanno dato un passaggio per solo 1 milione e 700 mila lire facendomi viaggiare sul loro peschereccio, in una cassa di seppie - ho conosciuto il mio datore di lavoro e ho capito subito quanto mi volesse bene: pensate che per non farmi sentire solo mi ha messo con altri trentaquattro immigrati clandestini, tutti insieme, in una bella roulotte. Aaaah, quanta allegria! La mattina mi sveglio felice, apro l’armadio e chiamo gli altri. Noi la nostra roulotte la chiamiamo Milano 2 perché è a soli due passi dal centro, dal centro della raccolta dei pomodori dove lavoriamo come negri. Scusate il bisticcio di parole. A Milano 2 il nostro datore di lavoro ci cucina lui personalmente, è proprio un bravo cuoco e ci prende per la gola, nel senso che chi non mangia lo acchiappa e lo inchiavica di mazzate, se no, dice, gli mangiamo tutti i pomodori e questo a lui dispiace. Lui ci tratta come figli: infatti non ci dà lo stipendio, ci dà la paghetta e, per rispetto del colore della nostra pelle, ci paga in nero. Un’altra cosa bella è che il nostro datore di lavoro non ci picchia quasi mai, ci fa picchiare da persone appositamente assunte, così aiuta meglio a risolvere il problema della disoccupazione.
La mattina per andare a lavorare ci viene a prendere col furgone. E un furgone abbastanza comodo, però fa venire la febbre e i reumatismi, perché è un furgone frigorifero. ‘Perché vi lamentate?’ dice lui, ‘ci porto anche le carni bianche al mercato!’ Ma con gli operai bianchi lui non ci mette mai insieme per paura che stingiamo, però quando fa il bucato ci tratta come bianchi, ci lava a novanta gradi e una volta alla settimana ci dà la varechina, da bere. Poi fa la prova-finestra e chi non è bianco vola di sotto, perché il suo slogan è: ‘Bianco bianco. Colore colore’. « Insomma, il mio datore di lavoro è proprio un brav’uomo e anche la sua mamma è una brava donna e non credo che sia vero che affitta il proprio corpo a camionisti affetti da malattie veneree per un prezzo che si aggira intorno alle 1300/1400 lire l’ora ».