Davide Ferrario apre un nuovo capitolo del suo rapporto con il cinema, sempre fatto di commistioni ed innovazioni, facendo leva sulla sua esperienza di volontariato fra i detenuti del carcere Le Vallette di Torino ai quali insegna teatro e cinematografia. Ne nasce una "commedia con musica" che cerca i suoi spazi vagando fra più generi, raccontando una storia di vita vissuta dietro le sbarre senza altro da fare che non aspettare che il tempo passi senza gli inutili pietismi e gli sguardi morbosi che spesso accompagnano chi si spinge con la telecamera a documentare dell'umana sofferenza.
Una regista teatrale d'avanguardia viene chiamata a mettere in scena una rappresentazione teatrale con i detenuti di un braccio tranquillo del carcere, "giusto qualche furto o rapina... e un uxoricida, ma è quasi a fine pena", un musical sulla Passione di Cristo suggerisce il cappellano. Ma all'assegnazione dei ruoli nasce un problema perchè Giuda, il traditore, l'infame, non lo vuole interpretare nessuno. E allora che fare? Può esistere Cristo senza Giuda? E la Passione senza sofferenza?
Metageneri, il musical, il genere carcerario, la commedia, il film d'introspezione, il documentario. Qualche, bravo, attore professionista in mezzo a veri detenuti che fanno finta di essere veri detenuti. Una riflessione sul ruolo della colpa, dell'espiazione, della sofferenza e della religione da parte di un ateo convinto. Uno sguardo sincero sulla vita in carcere, onesto e senza pregiudizi. Una commedia irresistibile e un musical con un ritmo trascinante. Un film vibrante e pieno di vita