Visto che lo scorso thread ha registrato qualche consenso, eccovene un altro.
Nella storia delle guerre coloniali non di rado gli europei, guidati da comandanti altezzosi, meglio armati ed equipaggiati e convinti a torto della propria superiorità razziale, sono stati umiliati dagli indigeni. Lo scontro di Goundam fa senz’altro parte di questi episodi.
Alla fine dell’800 la Francia aveva quasi completato la conquista dell’Africa Occidentale dopo decenni di conflitti con le bellicose tribù nomadi dal Marocco al Senegal. Disattendendo del tutto gli ordini che ricevevano dall’amministrazione centrale di Parigi, i militari francesi avevano insediato in Africa Occidentale una sorta di dittatura militare, ed a loro piacimento stabilivano accordi con i locali, organizzavano spedizioni, attaccavano presunti nemici, dettavano leggi ed imponevano tributi. Dal 1890 in poi la situazione era diventata insostenibile anche per le finanze statali che si vedevano costrette a crescenti esborsi per finanziare gli insediamenti coloniali francesi.
Anche l’opinione pubblica rumoreggiava ed i giornali ironizzavano sull’inazione del governo.
Nel 1893 ci si decise finalmente a destituire il comandante supremo in Africa Occidentale, generale Archinard, di fatto anche governatore dell’area, ed a sostituirlo ufficialmente con un governatore civile, Albert Grodet, anche con l’obiettivo di stabilizzare la situazione e di pacificare la regione.
I militari stanziati nella regione non accettarono affatto l’insediamento di Grodet.
Il comando militare fu assunto dal colonnello Bonnier, un fedelissimo di Archinard, che, ricevute dal suo ex-superiore istruzioni non ufficiali di proseguire la guerra in corso con i tuareg nella regione oggi chiamata Mali, organizzò in tutta fretta a fine dicembre 1893 una spedizione di circa 200 uomini con 2 cannoncini, con due obiettivi: conquistare l’ambita città carovaniera di Timbuktu, già sede di un antico impero africano, e scacciare definitivamente i tuareg dalla regione.
Bonnier, immancabilmente convinto della propria superiorità militare e desideroso di coprirsi di gloria con la conquista di Timbuktu, commise fin da subito lo stesso errore che fu fatale al generale Custer a Little Big Horn: dividere le forze. Organizzò infatti tre colonne, una (la più consistente) ai suoi stessi ordini, una seconda al comando di un tenente, e la terza al comando del magg. Joffre. Partiti da Segou (nell’attuale basso Mali) e dopo aver disceso il fiume Niger a bordo di una flottiglia di imbarcazioni, le due prime colonne di Bonnier sbarcarono nei pressi di Timbuktu che raggiunsero il 10 gennaio 1894, conquistandola senza opposizione alcuna. Alla colonna Joffre fu invece ordinato di proseguire verso Est in missione esplorativa.
Nel frattempo il governatore Grodet, andato su tutte le furie dopo aver appreso dell’iniziativa del tutto arbitraria di Bonnier, aveva cercato di fermarlo inviandogli ripetuti telegrammi che gli ordinavano di tornare indietro e infine comunicandogli che era ufficialmente destituito dal comando. Nominò anzi un suo rimpiazzo, ordinandogli di raggiunger Bonnier e di riportare le truppe a Segou.
Bonnier, incurante delle minacce di Grodet, lasciata a Timbuktu una robusta guarnigione di presidio, era immediatamente ripartito verso Est per ricongiungersi con la colonna Joffre, portando con sé undici ufficiali, tre civili e 68 tirailleurs. Il giorno dopo si scontrò con un grosso gruppo di un centinaio di tuareg, battendoli e mettendoli in fuga e impadronendosi del gregge di circa 500 pecore che essi custodivano.
Incurante dei consigli dei suoi ufficiali che lo pregavano di rientrare a Timbuktu, Bonnier decise di inseguire i tuareg per distruggerli definitivamente, ma decise altresì di portarsi dietro il grosso gregge catturato per togliere ai tuareg ogni sostentamento. La sera del 13 gennaio, senza aver avvistato un tuareg nell’intera giornata, il reparto francese si accampò in una radura semidesertica nei pressi del villaggio di Goundam. Bonnier ordinò di erigere attorno al campo una barriera di cespugli spinosi, dispose di lasciare il gregge fuori dal campo e ordinò altresì, nella convinzione che ormai i tuareg erano definitivamente fuggiti , di accatastare le armi ai quattro lati del campo.
Purtroppo si sbagliava. Col favore del buio i tuareg (che avevano sorvegliato i movimenti dei francesi) si avvicinarono al campo francese praticamente invisibili grazie ai loro abiti neri.
Nel cuore della notte, all’arma bianca, passarono all’attacco servendosi di una inconsueta cavalleria.
La storia militare è ricca di episodi legati a grandi cariche di cavalleria, immortalate anche da quadri famosi. Dalle cariche della cavalleria medievale fino a Waterloo e alla carica dei 600, le cariche di cavalleria hanno sempre suscitato un’aura epica, riprodotta anche al cinema in numerosi film.
Tuttavia nessuno o quasi ricorda la carica di pecore di Goundam che, sospinta dalle bastonate e dalle tremende urla dei tuareg, spinse un gregge impazzito dal terrore a sfondare la misera barriera del campo francese e a travolgere ogni uomo ed ostacolo. Correndo in mezzo e attorno al gregge i tuareg piombarono come fulmini sugli attoniti e confusi francesi, massacrandoli a colpi di coltellaccio senza che venisse sparato un colpo. Solo un ufficiale si salvò, avendo la prontezza di nascondersi in un piccolo fosso nascosto dalla misera vegetazione del luogo, ma tanto bastò perché i tuareg non lo scoprissero. E’ a lui che dobbiamo la cronaca di quell’evento.
Al reparto del magg. Joffre, giunto il giorno dopo sul luogo del massacro, non restò che seppellire i morti e rientrare a Segou via fiume, mentre in Francia divamparono enormi polemiche sul ruolo e sull’eccessiva autonomia dei militari che si trascinarono ancora per molti anni.