Molti conosceranno già la storia di Micheal Vick anche senza seguire il football americano, comunque riassumo velocemente i fatti:
Micheal Vick era il quarterback degli Atlanta Falcons, uno dei giocatori più pagati di tutta la lega, stella indiscussa della squadra.
Nella primavera del 2007 la polizia scopre nella sua casa un'organizzazione clandestina di combattimentro fra cani. Scommesse, uccisioni, traffico di denaro gestito a quanto pare in prima persona dalla celebrità.
Due mesi dopo viene accusato dal governo di aver finanziato questa organizzazione.
Tre mesi dopo il giocatore ha già patteggiato la pena con l'accusa. 18 mesi di carcere (12 almeno) + multa + non so quanti mesi di servizio sociale.
L'NFL a questo punto l'ha già escluso dalla lega a tempo indeterminato.
L'11 dicembre dello stesso anno, Micheal Vick entra in carcere per farne ben 23 di mesi (15% evitabile con la vigilata), perchè il giudice gliene dà altri 5 per aver mentito alle autorità federali.
Oggi esce dopo averne fatti 19. Andrà a lavorare in un cantiere per 10$ l'ora.
Difficilmente basteranno a pagare i milioni di dollari di debiti contratti, e per i quali avrebbe elaborato un piano basato sulla "possibilità" di tornare in NFL (possibilità, perchè è tutt'altro che scontata la riammissione).
Con le notizie di cronaca e politica di questi giorni, la storia ispira una riflessione abbastanza banale se vogliamo:
Cosa sarebbe successo se una cosa del genere fosse successa in Italia?
Perchè sull'articolo della gazzetta relativo a questa storia trovo già un commento che tira in ballo "il buonismo americano" nella vicenda...