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Discussione: Ritorno a L'Aquila

  1. #1

    Ritorno a L'Aquila

    La sveglia suona alle 6.30.

    Nonostante sia già caldo, e la luce solare già penetrata dalle serrande, l’idea di alzarmi a quest’ora è traumatica. Ma mi aspettano 540 km da fare oggi – il mio record personale – e tanti impegni. Mi alzo quasi di scatto allora, in silenzio mi preparo una colazione frugale, quel tanto che mi basta per non dovermi fermare in autogrill in preda ad un calo di zuccheri. Oggi devo andare in Abruzzo. Oggi devo andare ad Avezzano, ed ho deciso che, passando per strada, mi fermerò a L’Aquila.

    Non vado a L’Aquila da circa 2 mesi. Era marzo, e nel tratto di A24 immediatamente precedente la galleria del Gran Sasso c’era la neve. Superati quei 10 km di tunnel, c’era il sole e faceva quasi caldo. Questi sbalzi climatici mi hanno sempre stupito, e la mattina mi ritrovavo ad imprecare contro le famigerate gelate notturne che ritardavano la mia partenza, mentre con acqua tiepida sbrinavo i vetri dell’auto. Ricordo che l’ultima cosa che feci, prima di andarmene, fu guardare per bene la Fontana delle 99 Cannelle. Il mio albergo stava proprio lì di fronte. La visitai per la prima volta durante la gita di 1ma media. Ricordo che mi sembrò enorme, all’epoca. Rivedendola, invece, mi parve tremendamente più piccola. Pensai a come facilmente cambiano le nostre prospettive, col tempo, e mi promisi di non rimanere più chiusa in albergo, senza cenare, come feci la sera prima, unica volta in cui, inspiegabilmente, mi sentii un po’ sola. Mi promisi che quando sarei tornata, anche se non avessi trovato il mio amico abituale, avrei comunque esplorato quel posto così diverso dai miei luoghi, ma così affascinante. Con le sue montagne innevate, i paesini abbarbicati tra le rocce, gli enormi mulini dell’energia eolica nella strada che porta verso la costa.

    Mentre svolto per uscire allo svincolo di Teramo inizio già a vedere il massiccio. Inizio a sentire già da qui una certa inquietudine. E’ una splendida giornata di sole oggi. Sto per arrivare ad Assergi. Come allora, fotografo il monte che sembra fare da sentinella. Stavolta però lo sento come se fosse vivo. Una sentinella minacciosa, che può muoversi e devastare tutto.
    Uscita dalla galleria, vengo colpita da 4 colori fondamentali. Il blu del cielo senza nuvole, il bianco della neve nelle cime, il marrone della montagna, il verde dei boschi ed un colore che in autostrada non avevo mai visto. Un rosso acceso, quasi un rosso sangue: sono i cartelli stradali che indicano le basi della Protezione Civile.

    Esco a L’Aquila Ovest, c’è la finanza, la polizia, la fila di auto che evito grazie alla corsia dedicata al telepass. Tranne per i cartelli rossi, lì per lì non noti niente, anche se percepisci qualcosa di irreale. Ed infatti ecco che arrivano le prime case crollate, il negozio di un cliente chiuso, tanti esercizi commerciali con le serrande abbassate. Mentre guido verso un cliente che so di essere aperto, le vedo. Le tendopoli. Apro i finestrini perché ho bisogno di aria. Spengo anche la radio. Un cartello scritto a penna, sbiadito dal sole, dice “ CENTRO COMMERCIALE L’AQUILONE: SIAMO APERTI” .

    Arrivo finalmente e scendo. Non so perché ma mi tremano leggermente le mani ed ho la bocca secca. Quando arrivo dal cliente non so bene che dire. Mi accoglie la solita guardia giurata, ma non è la solita. Gli chiedo come sta, e mi sento un po’ stupida. Da buon aquilano, è sempre stato riservato e di poche parole. Invece mi parla e parla. Mi racconta della sua vita “in campeggio”, di come stanno affrontando le cose. Prima quasi scherzando, poi serio, senza però mai essere pesante, mi racconta di come è cambiata la sua vita. Di come il lavoro sia ormai tutto, di come non viva più alla giornata, ma all’ora. Delle difficoltà di vivere in una tenda, di non aver più niente a parte il lavoro. Mi racconta di cose che la tv e i giornali non dicono. Di come stia venendo fuori la verità di un terremoto più forte di quanto dissero in principio. Di come sono andati in albergo sulla costa tutti i politici, i ricchi ed i figli di qualcuno importante. Di come per quanto ami la protezione civile e le forze armate, che tanto hanno dato, non li possa più vedere. Perché gli ricordano che non sta vivendo in una città normale. Perché c’è quasi uno stato di guerra. C’è il coprifuoco, i posti di blocco, ma non c’è un bar e non c’è un ristorante. Oltre la tenda, non c’è altro.
    Tu ora vai alla vita - mi dice - io finito qui torno in tenda.
    Non so che rispondergli, gli espongo quindi i miei dubbi sull’opportunità di tornare a visitare queste zone. Gli occhi gli si accendono e mi risponde

    “e invece no, bisogna tornare, bisogna ricostruire, darsi da fare. Se ve ne andate, non torneremo mai alla normalità. E invece bisogna ricominciare. Io non ho più famiglia, non ho più amici, perché quelli che sono scappati non li considero amici, ogni tanto sento di qualcuno che conoscevo ed è morto. Ma non devo pensare a queste cose…” e quegli occhi, per un attimo, si inumidisco. Lo saluto, mi stringe forte la mano e mi dice “Tu ora vai ad Avezzano, salutami le colleghe e dì che sono sempre con loro”.

    Torno in macchina, fa sempre un caldo bestiale, e guardando le tendopoli penso che lì sarà ancora più caldo. Ripasso di nuovo tra case danneggiate, posti blocco, cartelli rossi. Mentre mi dirigo verso la costa, inizio ad avere freddo nonostante i 30 gradi, respirando con fatica. Anche i miei occhi sembrano inumidirsi mentre passa “Mad World” di Gary Jules fra gli mp3 della mia autoradio in un Maggio che sembra Luglio, tra montagne, boschi, greggi di pecore ed enormi piloni dell’energia eolica.

    Tutto il giorno, lavorando, ho cercato di immaginarmi cosa si potesse provare a ritrovarsi, dall’oggi al domani, a non avere più niente. Immaginarmi cosa si prova a finire di lavorare e tornare in una tenda, senza nient’altro. Ed adesso, mentre sto scrivendo, a casa mia, sorseggiando una birra ho capito: ho capito che noi non possiamo capire. Certo, possiamo immaginare, ma non possiamo capire cosa provano quelle persone. Ma possiamo aiutarli. Aiutarli a tornare alla normalità di cui tutti abbiamo bisogno. Con gli occhi, tutti mi hanno detto “Non abbandonateci”. Per questo ho deciso che, per quanto posso, nel mio piccolo mi impegnerò a farlo. Aldilà delle gare di solidarietà, delle donazioni, dell'emozione del momento e delle promesse, spesso vacue, della politica. Ora non bisogna lasciare sole queste persone. Perchè in quegli occhi ho anche visto la loro voglia di ricominciare. L'Aquila tornerà a volare.

  2. #2

  3. #3
    Utente di HTML.it L'avatar di DydBoy
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    Grazie.

  4. #4
    bella cronaca e bella riflessione

  5. #5
    Bellissime parole e grazie di cuore.

  6. #6
    Utente di HTML.it
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    : )

  7. #7
    Non ho mai pensato nella vita che per procedere bisogna necessariamente andare in linea retta. (M. Paolini)

    Shine on.. | Scatto... | Ascolto...

  8. #8
    Ti ritrovo, come in quelle ore, forte e sensibile, come sempre.
    Flickr .:. Work In Progress

    Non lasciare la mia mano, ovunque sarai, con chiunque ti accompagnerai. Non dimenticarti di me, ne morirei.

  9. #9
    Grazie.
    Io ci son stato l'ultima volta il 26 marzo 2009 e ci torno la prima di giugno, mi ha colpito il freddo e la neve sulle montagne, ds li s 8 km sei sul mare quasi.
    Diciamo che ci son sempre solo passato e mai fermato se non per un pranzo o un caffè, vedremo come sarà la situazione.... vediamo se sarà come tornare in Friuli nel 76.


  10. #10
    Ringrazio io tutti voi per i commenti e la pazienza di leggerlo tutto

    Chiaramente non ho fatto foto, neppure ai cartelli, e non mi sono avvicinata al centro storico. Non voglio neppure sapere se il mio albergo ha retto oppure è rimasto danneggiato.

    Le 99 Cannelle sono miracolosamente rimaste illese, e tanto mi basta.

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