LA CINA costruisce il "bambino perfetto", inquietante creatura che sarà il frutto della genetica e di un esperimento di ingegneria sociale. Forte del più grande serbatoio di esseri umani del pianeta, la Repubblica Popolare porta fino alle estreme conseguenze la selezione della specie. L'infanzia viene strappata al mondo dei giochi, dei sogni, dell'improvvisazione, dell'estro o del caso.
Ogni passaggio nella formazione dei figli diventa scientifico, pianificato. Trasformando i primi anni di età in un grande laboratorio, i cinesi sono convinti di poter raggiungere i traguardi più ambiziosi: sfornare fin dalla scuola materna il materiale umano di generazioni di premi Nobel, supermanager, geni della musica.
A condurre l'esperimento in modo sistematico sono le autorità governative di Chongqing, 30 milioni di abitanti, la più popolosa città del pianeta. Il quotidiano governativo China Daily illustra il progetto di produzione del "bambino perfetto" avviato in quella metropoli. Si parte dalla biogenetica: mille bambini sono stati già sottoposti a un test del Dna che deve misurare le loro abilità innate in diversi campi. Intelligenza, quoziente emozionale, capacità atletiche, talento artistico e musicale, attitudine al comando. Sui mille ne verranno selezionati già entro quest'anno cinquanta, i più dotati alla nascita, per essere le prime cavie dell'esperimento.
Il Palazzo dei Bambini, o Centro di Addestramento dell'Infanzia - un nome che è tutto un programma - si occuperà di confezionare per questi piccoli dei percorsi formativi speciali, fatti su misura per esaltare le loro risorse, sfruttarne al massimo le potenzialità. E poi lanciarli alla conquista dei traguardi adeguati: competizione scientifica, sfide professionali, successo economico, riconoscimento mondiale in ogni campo di eccellenza. Nella scienza o nell'arte, nell'economia o nello sport: a ciascuno la missione dove può dominare.
Nulla deve essere lasciato all'intuizione o alle preferenze personali. Il materiale genetico superlativo sarà certificato da uno dei laboratori di analisi più avanzati della Repubblica Popolare, la Shanghai Biotech. "Stiamo prelevando le cellule del Dna dalle mucose orali dei bambini della città e le affidiamo agli scienziati di Shanghai", ha spiegato Chen Minqiang che è il responsabile marketing di questo progetto. Perché la città di Chongqing ha pensato anche al marketing: un'operazione del genere viene pubblicizzata con orgoglio, è l'esperimento-pilota di una politica da allargare su scala nazionale.
A nulla è valso il richiamo di un noto pedagogo, Yu Wei: "Attenzione, le vite di quei bambini possono essere distrutte se vengono trattati come macchine da competizione". Una voce isolata. Gong Kang, dirigente del dipartimento sanitario alla Biotech, rivela che test simili "sono in atto anche su campioni di bambini di Pechino e Shanghai". Il modello sta già facendo proseliti.
È passato meno di un anno dal trionfo nazionale alle Olimpiadi di Pechino, ed ecco che il "metodo olimpico" ispira un'intera visione della società del futuro. Nell'agosto del 2008 arrivò al suo coronamento un'operazione pianificata per molti anni: gli atleti della Repubblica Popolare surclassarono nel medagliere mondiale quelli degli Stati Uniti, perché l'appuntamento con la storia era stato preparato nei minimi dettagli. Gli ingredienti fondamentali sono gli stessi che ora si applicano alla "costruzione" del bambino perfetto. Primo: un bacino demografico senza eguali al mondo, per l'ampiezza di materiale umano a cui attingere (un miliardo e trecento milioni).
Secondo: una selezione spietata, con metodi la cui durezza deve essere accettata in nome di un interesse supremo. Terzo: l'applicazione all'essere umano delle conquiste più avanzate della scienza e della tecnica, senza alcuna remora di tipo etico, tacitando sul nascere ogni controversia sulla libertà individuale o i diritti umani. Questo trio di ingredienti si è dimostrato irresistibile in campo sportivo, dove la supremazia cinese è arrivata fino a discipline atletiche che un tempo sembravano inespugnabili. Perché non dovrebbe funzionare per generare Nobel di matematica, chief executive di multinazionali, virtuosi del pianoforte?
Può sorprendere una visione così élitaria, competitiva e darwiniana, in una nazione che fu per trent'anni al centro di un comunismo egualitario. Ma lo stesso Mao Zedong era deciso a trasformare il suo popolo in una "pagina bianca", materiale inerte da plasmare a piacimento per raggiungere obiettivi storici. Ora quella manipolazione cambia segno, viene applicata in un paese che sposa in pieno la competizione capitalista. I traguardi sono quelli fissati dall'economia di mercato, in un confronto globale tra sistemi.
Il "bambino perfetto" potrà pure conoscere fallimenti, come esperimento di formazione differenziata con corsie preferenziali destinate ad allenare supercampioni. Ma resta comunque un modello di valori, un paradigma sociale che viene offerto ai cinesi. La municipalità di Chongqing pianifica in modo scientifico un atteggiamento che già oggi molti genitori cinesi hanno nei confronti del figlio (unico): un investimento poderoso di denaro e di pressione psicologica, un'educazione ipercompetitiva, uno stress inaudito per essere i primi della classe, e corsi privati aggiuntivi di inglese, di matematica, di musica.
Non è un mestiere facile, fare il bambino in Cina oggi. Tantopiù se la crisi economica fa emergere un problema che sembrava risolto da tempo: la disoccupazione intellettuale, con tre milioni di giovani neolaureati che non trovano lavoro. A questa generazione che affronta la concorrenza globale con i giovani dell'Occidente, i leader cinesi insegnano che l'importante non è partecipare, ma vincere. Anche a costo di confezionare i figli in laboratorio.