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    L'asse Berlusconi-Eni-Putin nel mirino di Obama

    L’ipotesi del “complotto” internazionale ai danni del presidente del Consiglio inizia a farsi largo anche tra chi non ha grandi simpatie per Silvio Berlusconi. Tipo Lucia Annunziata, che ieri sulla Stampa ha parlato del possibile “complotto Bilderberg”: un club dei potenti della terra che si riunisce ogni anno sotto la guida spirituale di Henry Kissinger e traccia l’indirizzo che dovrà prendere il mondo nei dodici mesi seguenti. Inutile dire che l’impronta del circolo è spiccatamente anglosassone. Tanto più lo è stata quest’anno (l’incontro è avvenuto a cavallo della metà di maggio), grazie alla presenza di numerosi plenipotenziari della diplomazia statunitense. E dato che il governo italiano è visto a Washington come la testa di ponte mediterranea della Russia di Vladimir Putin e Dmitry Medvedev, la quale oggi è ai ferri corti con gli Stati Uniti tanto quanto lo era ai tempi di George W. Bush, la voglia di tirare le somme e dire che per la Casa Bianca (e per il “circolo Bilderberg”) Berlusconi è un ostacolo da rimuovere è forte.

    I fedelissimi del premier, che pure sentono l’aria farsi pesante attorno al capo, per ora preferiscono puntare l’indice altrove. Tipo Niccolò Ghedini, che dice di vedere in atto «una forma di strategia di isolamento dell’Italia» e la imputa alla voglia di certi “poteri economici” di bloccare la Fiat nel momento in cui sta cercando di diventare una multinazionale dell’automobile. Ma è una lettura che rischia di peccare di ingenuità. Ciò che sta creando problemi agli Stati Uniti, infatti, non è la Fiat, ma la politica estera ed energetica italiana. In particolare, l’asse tra Berlusconi e Putin, cementato dalle intese tra Eni e Gazprom.

    Questo quotidiano per primo aveva scritto, sei mesi fa, che Berlusconi era riuscito a «portare l’Italia nella sfera d’influenza del Cremlino e allontanarla dall’orbita americana». Oggi lo stesso concetto appare tra le righe dei commentatori di sinistra. La situazione, da allora, si è persino fatta più complicata. Perché all’epoca alla scrivania dello studio ovale della Casa Bianca sedeva Bush, un amico del nostro presidente del consiglio. Con il quale i rapporti politici erano stati molto meno idilliaci di quanto destra e sinistra volessero far credere (lo scorso settembre il vicepresidente americano Dick Cheney era venuto a Roma per criticare l’appoggio dato da Berlusconi all’operazione militare russa in Georgia), ma il feeling personale era sempre rimasto solido. Con l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca il governo italiano ha dovuto ricominciare da zero, e non è impresa facile. Anche perché Obama è personaggio freddo, calcolatore, che alla politica dei rapporti personali preferisce di gran lunga la realpolitik degli interessi. Così l’Italia, che più di tanto non ha da dare agli Stati Uniti, è stata messa nella “seconda fascia” degli alleati europei, quelli meno importanti. Stessa sorte toccata alla Spagna di José Luis Zapatero, a dimostrazione del fatto che con Obama non conta essere di destra o di sinistra, ma solo quello che puoi dare alla causa statunitense.

    E l’Italia, in questo momento, sta dando soprattutto rogne. L’ultima è di pochi giorni fa. Al dipartimento di Stato americano, dove le mosse dell’Eni sono seguite con attenzione - e non certo da oggi - non è passato inosservato l’accordo siglato il 15 maggio (proprio mentre in un hotel di Atene era in corso il summit del “club Bilderberg”) tra Eni e Gazprom, ultima grande intesa strategica tra le due aziende che fanno capo al governo italiano e quello russo. L’accordo prevede che la portata del gasdotto South Stream, attraverso il quale nel 2015 il gas russo arriverà copioso in Europa e soprattutto in Italia, aumenti da 31 miliardi di metri cubi l’anno a 63 miliardi. Quanto basta, in teoria, per fornire all’Italia i quattro quinti del suo fabbisogno di metano. L’enorme infrastruttura minaccia di uccidere il gasdotto rivale, Nabucco, quando questo è ancora in fase di progettazione. E Nabucco è fortemente voluto dall’amministrazione statunitense, perché farebbe arrivare in Europa il gas di Turkmenistan, Kazakistan e Paesi vicini, sottraendolo al controllo russo. La Ue sarebbe meno dipendente dal gas del Cremlino, la Russia perderebbe potere politico nei confronti dell’Europa (oltre a una quantità di soldi difficile da quantificare) e gli Stati Uniti incasserebbero una bella vittoria nello scacchiere della geopolitica.

    Il problema, appunto, è costituito da governo italiano ed Eni. Che a parole appoggiano ambedue i progetti, ma in realtà hanno a cuore soprattutto quello che li lega alla Russia e a Gazprom. Paolo Scaroni, amministratore delegato del cane a sei zampe, ormai dice apertamente di non credere più al progetto sponsorizzato dagli Stati Uniti. «Nabucco decollerà solo quando avrà il gas di Turkmenistan, Kazakistan e forse dell’Iran. Da quanto ho letto, questo non accadrà», ha detto Scaroni dopo l’accordo con Gazprom. Lui stesso, pochi giorni prima, siglando la maxi-intesa con i russi, aveva detto che dietro all’ampliamento della capacità di trasporto del gasdotto c’è «un grande significato politico, perché tutto questo gas arriverà in Europa senza dover più passare dal territorio dell’Ucraina». Troppo dipendenti dal gas russo? Affatto: in quelle stesse ore, Berlusconi commentava che «dovremmo essere felici che un paese amico ci dia la possibilità di avere l’energia di cui abbiamo bisogno». L’Unione europea (e gli Stati Uniti) avrebbero preferito invece mantenere in gioco l’Ucraina. A marzo, proprio per questo motivo, la Ue aveva siglato un’intesa con il governo di Kiev per ammodernare i gasdotti ucraini. «Una perdita di tempo e di mezzi finanziari», aveva commentato Scaroni, perché quell’intesa escludeva «chi il gas lo produce, cioè la Russia».

    Insomma, le certezze sono che il patto tra Roma e Mosca è davvero d’acciaio, e che l’intesa non è solo economica, ma - per ammissione dei protagonisti - politica. Questo per Washington è un problema. Fino a che punto l’amministrazione Obama intenda spingersi e fin dove possa arrivare, è tutto da vedere. Ma alla Casa Bianca non sono mai andati troppo per il sottile quando si tratta di avere il controllo degli idrocarburi. E credere che certe abitudini siano tramontate solo perché adesso comanda un afroamericano democratico rischia di rivelarsi un errore fatale.

    © Libero. Pubblicato il 29 maggio 2009.

    fonte:http://aconservativemind.blogspot.com/

  2. #2
    russia komunista.

    mi vergogno pure a dire una cosa del genere..

  3. #3
    Tra il 31 maggio ed il 3 giugno 2007 si è tenuto l'ultimo meeting a Istanbul (Turchia). A quest'ultimo incontro hanno partecipato i seguenti membri italiani:

    Franco Bernabè, Amministratore delegato di Telecom Italia
    John Elkann, Vice presidente Fiat S.p.A.
    Mario Monti, Presidente Università Commerciale Luigi Bocconi
    Tommaso Padoa-Schioppa, Ministro delle Finanze
    Giulio Tremonti, Vice Presidente della Camera dei Deputati

    mizzica quanti komunisti..

    P.S._Se l'Italia viene isolata dal mondo è solo un bene per il mondo stesso. Idem per la russia dittatoriale

  4. #4

    Re: L'asse Berlusconi-Eni-Putin nel mirino di Obama

    Originariamente inviato da sacristofelico
    Ma alla Casa Bianca non sono mai andati troppo per il sottile quando si tratta di avere il controllo degli idrocarburi.

  5. #5
    Le solite stupidaggini volte a giustificare il giudizio impietoso che la stampa mondiale da del nosto Caro Leader.
    Non era il grande amicone di Bush, il grande ammiratore dell'America "Stars and Strips" ?
    L'Annunziata da quando ha litigato in diretta con lui ha capito che se vuole continuare a fare la giornalista deve cambiare sponda, ha iniziato attaccando Santoro e adesso si è inventata la storiella del gomblotto della CIA.
    Ad aspettar le stelle si fa notte.

  6. #6
    Moderatore di foto/videocamere digitali ed elettronica hi-tech L'avatar di sparwari
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    leggo bene???
    la fonte è il quotidiano "LIbero"?




    la fonte è sufficiente....

    i giornalisti di Libero dovrebbero iniziare a fare meno i servi del pardone e cercare di essere più imparziali
    1... 2... 3... prova

  7. #7

  8. #8
    No ma dico, yucos gli fa una pippa eh.

  9. #9
    Originariamente inviato da andrea.paiola
    http://hatingline.splinder.com/post/7835279
    le toghe rosse ne hanno fatta un'altra delle loro, ora stanno cercando consensi per promuovere una iniziativa di integrazione socio-culturale, in conbutta con cellule di Al Qaeda sotto diretto controllo di Bin Laden che si sarebbero non solo infiltrate, ma addirittura avrebbero le redini del movimento saldamente in mano. Apprendiamo anche che le toghe rosse vorrebbero trasformare l'Italia in uno zoo multiculturale con le loro idee sull'immigrazione, andando avanti cosi' le nostre mogli verranno svegliate nel sonno da un gruppetto di immigrati e stuprate fino a quando non indosseranno un velo, mentre noi maschi cristiani verremo legati e costretti a guardare il tutto finche ci sara' cresciuta una folta barba, questo tra l'altro, e' quello che propone il programma dell'Unione a pagina 145. Perche' stupirsi? Questi pensieri buonisti tanto 'politically correct' da le toghe rosse ce li attendevamo, se la prendono sempre con chi conta poco o niente. Sono le facce di un umanitarismo peloso che, belle parole a parte, è solo difesa dello status quo. E’ il vertice dell’ipocrisia. Tutto questo non fa altro che ricordarci la pericolosita' di un paese in mano a le toghe rosse. Filosofie terzomondiste che non farebbero altro che condannare il paese a ideologie sconfitte dalla storia in tutto il mondo, ma che evidentemente le toghe rosse non sono ancora stanchi di sostenere. Complimenti.
    mi ricorda qualcuno

  10. #10
    gli immigrati ne hanno fatta un'altra delle loro, ora denunciano disparita' di trattamenti tra diversi strati sociali nella sanita' e nell'istruzione, aiutati da i pacifisti e i movimenti della sinistra radicale, gli 'utili idioti' al servizio dei terroristi di Al Qaeda. E non finisce qui, secondo indiscrezioni raccolte gli immigrati starebbero pensando di organizzare una manifestazione pacifica (dicono loro) a Firenze, attentando ancora una volta alla democrazia e ai valori della stragrande maggioranza degli italiani Perche' gli immigrati non vanno a fare questo cose a Cuba, dal loro amichetto Fidel Castro? Dal 1960 Fidel si diverte a girare le tartarughe sul guscio e ad aspettare che muoiano, ecco perchè. E i loro argomenti li porterebbero all'arresto immediato, come ci ha raccontato Gianni Pinguì nel dossier esclusivo pubblicato da Libero il mese scorso. Tutto questo non fa altro che ricordarci la pericolosita' di un paese in mano a gli immigrati. Filosofie terzomondiste che non farebbero altro che condannare il paese a ideologie sconfitte dalla storia in tutto il mondo, ma che evidentemente gli immigrati non sono ancora stanchi di sostenere. Complimenti.

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