vivo in un posto piccolo piccolo ale pendici delle dolomiti e per mia fortuna la mafia e' qualcosa che vedo e leggo sui media (ok, sicuramente ci sono infiltrazioni anche qua in chiulo al mondo, pero' "alla luce del sole" non si nota)

oggi stavo leggiucchiando repubblica e mi e' caduto l'occhio su un articolo che mi ha lasciato senza parole; parliamo spesso in modo critico di certe abitudini maschiliste mediorientali, della donna segregata e tutto il resto, ma cio' che si descrive qui succede in italia, tra italiani "veraci", mica in un posto in cui posso andare presentando il passaporto!

ESSERE donna in terra criminale è complicatissimo. Regole complesse, riti rigorosi, vincoli inscindibili. Una sintassi inflessibile e spesso eternamente identica regolamenta il comportamento femminile in terra di mafie. È un mantenersi in precario equilibrio tra modernità e tradizione, tra gabbia moralistica e totale spregiudicatezza nell'affrontare questioni di business. Possono dare ordini di morte ma non possono permettersi di avere un amante o di lasciare un uomo. Possono decidere di investire in interi settori di mercato ma non truccarsi quando il loro uomo è in carcere. Durante i processi capita spesso di vedere donne accalcate negli spazi riservati al pubblico, mandano baci o semplici saluti agli imputati dietro le gabbie. Sono le loro mogli, ma spesso sembrano le loro madri. Vestirsi in maniera elegante, curarsi con smalti e trucco mentre tuo marito è rinchiuso, è un modo per dire che lo fai per altri. Tingersi i capelli equivale a una silenziosa confessione di tradimento. La donna esiste solo in relazione all'uomo. Senza, è come un essere inanimato. Un essere a metà.
da qui: http://www.repubblica.it/2009/04/sez...i-gomorra.html