vivo in un posto piccolo piccolo ale pendici delle dolomiti e per mia fortuna la mafia e' qualcosa che vedo e leggo sui media (ok, sicuramente ci sono infiltrazioni anche qua in chiulo al mondo, pero' "alla luce del sole" non si nota)
oggi stavo leggiucchiando repubblica e mi e' caduto l'occhio su un articolo che mi ha lasciato senza parole; parliamo spesso in modo critico di certe abitudini maschiliste mediorientali, della donna segregata e tutto il resto, ma cio' che si descrive qui succede in italia, tra italiani "veraci", mica in un posto in cui posso andare presentando il passaporto!
da qui: http://www.repubblica.it/2009/04/sez...i-gomorra.htmlESSERE donna in terra criminale è complicatissimo. Regole complesse, riti rigorosi, vincoli inscindibili. Una sintassi inflessibile e spesso eternamente identica regolamenta il comportamento femminile in terra di mafie. È un mantenersi in precario equilibrio tra modernità e tradizione, tra gabbia moralistica e totale spregiudicatezza nell'affrontare questioni di business. Possono dare ordini di morte ma non possono permettersi di avere un amante o di lasciare un uomo. Possono decidere di investire in interi settori di mercato ma non truccarsi quando il loro uomo è in carcere. Durante i processi capita spesso di vedere donne accalcate negli spazi riservati al pubblico, mandano baci o semplici saluti agli imputati dietro le gabbie. Sono le loro mogli, ma spesso sembrano le loro madri. Vestirsi in maniera elegante, curarsi con smalti e trucco mentre tuo marito è rinchiuso, è un modo per dire che lo fai per altri. Tingersi i capelli equivale a una silenziosa confessione di tradimento. La donna esiste solo in relazione all'uomo. Senza, è come un essere inanimato. Un essere a metà.