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  1. #1
    Moderatore emerito L'avatar di agiaco
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    Sport professionistico e Ramadan

    Cosa ne pensate degli obblighi professionali di uno sportivo e della compatibilità con le prescrizioni religiose del ramadan?

    La riflessione mi è venuta dopo la dichiarazione di ieri di Mourinho, che sostiene di aver sostituito dopo mezzora uno spento Muntari che giocava male, a suo dire, per il ramadan.

    Sul momento mi è parsa una sparata, poi ho letto che muntari, non solo non mangia nulla fino al tramonto, ma ieri all'antidoping non riusciva ad urinare e si è rifiutato di bere, perchè non assume neanche acqua fino a sera, giorno della partita inclusa.

    E' evidente che a certi livelli non è epnsabile che uno sportivo non beva e nnon mangi per tutto il giorno e poi si ingozzi a cena. D'altra parte come qualsiasi uomo ha diritto a seguire i riti della sua religione. Molti altri calciatori optano per un compromesso, tipo ramadan solo nel giorno libero (lunedi), gli altri giorni astensione solo da alcuni cibi, ma è una loro libera interpretazione.

    Come si fa?
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  2. #2
    Utente di HTML.it L'avatar di sustia
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    Applicare il ramadan anche allo stipendio.

  3. #3
    Si risolve in un modo molto semplice: il contratto. Se nel contratto c'è scritto che il giocatore si impegna ad una determinata attività professionale e quindi ad un'adeguata alimentazione e attività fisica secondo quanto richiesto dalla società sportiva, il calciatore è legato ad un impegno. Se il calciatore non ha specificato eventuali esigenze religiose e se non ha concordato il modo per venire incontro a queste esigenze si attacca. Nessuno l'ha costretto a firmare quel contratto o a scegliere quel lavoro.
    The more the state 'plans' the more difficult planning becomes for the individual.
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  4. #4
    Moderatore emerito L'avatar di agiaco
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    Originariamente inviato da vificunero
    Si risolve in un modo molto semplice: il contratto. Se nel contratto c'è scritto che il giocatore si impegna ad una determinata attività professionale e quindi ad un'adeguata alimentazione e attività fisica secondo quanto richiesto dalla società sportiva, il calciatore è legato ad un impegno. Se il calciatore non ha specificato eventuali esigenze religiose e se non ha concordato il modo per venire incontro a queste esigenze si attacca. Nessuno l'ha costretto a firmare quel contratto o a scegliere quel lavoro.
    Non è proprio così, il contratto non può derogare ai diritti supremi riconosciuti automaticamente.

    Se io firmo un contratto in cui c'è scritto che rinuncio alle ferie, quella clausola è nulla, e non sono legato da alcun impegno, e non devo certo specificare di avere particolari "esigenze di reintegrazione delle energie psico-fisiche", che mi spettano comunque.

    Anche quello di professare liberamente i riti e costumi della propria fede è un diritto fondamentale che non può essere compresso dalla legge, figuriamoci da una fonte di rango ancora più sottordinata come un contratto.
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  5. #5
    Utente di HTML.it L'avatar di sko
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    Originariamente inviato da agiaco
    Non è proprio così, il contratto non può derogare ai diritti supremi riconosciuti automaticamente.

    Se io firmo un contratto in cui c'è scritto che rinuncio alle ferie, quella clausola è nulla, e non sono legato da alcun impegno, e non devo certo specificare di avere particolari "esigenze di reintegrazione delle energie psico-fisiche", che mi spettano comunque.

    Anche quello di professare liberamente i riti e costumi della propria fede è un diritto fondamentale che non può essere compresso dalla legge, figuriamoci da una fonte di rango ancora più sottordinata come un contratto.

    riti e costumi di qualunque fede?

    se la mia fede mi suggerisce che il mercoledi ad esempio non devo lavorare, posso pretendere ferie o simili per ogni mercoledi dell'anno?

  6. #6
    Originariamente inviato da agiaco
    Non è proprio così, il contratto non può derogare ai diritti supremi riconosciuti automaticamente.

    Se io firmo un contratto in cui c'è scritto che rinuncio alle ferie, quella clausola è nulla, e non sono legato da alcun impegno, e non devo certo specificare di avere particolari "esigenze di reintegrazione delle energie psico-fisiche", che mi spettano comunque.

    Anche quello di professare liberamente i riti e costumi della propria fede è un diritto fondamentale che non può essere compresso dalla legge, figuriamoci da una fonte di rango ancora più sottordinata come un contratto.
    Se un contratto è un accordo libero e volontario tra due parti non c'è neppure bisogno di stabilire se un diritto è fondamentale oppure no: io voglio lavorare un anno senza ferie con la sola condizione di stare a casa la prima domenica di febbraio per i fatti miei. A chi mi offre quel contratto sta bene, io accetto e amen. E infatti alcuni giocatori pare che rispondano alle loro esigenze religiose in maniera differente. Una questione individuale.
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  7. #7
    Moderatore emerito L'avatar di agiaco
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    Originariamente inviato da vificunero
    Se un contratto è un accordo libero e volontario tra due parti non c'è neppure bisogno di stabilire se un diritto è fondamentale oppure no: io voglio lavorare un anno senza ferie con la sola condizione di stare a casa la prima domenica di febbraio per i fatti miei. A chi mi offre quel contratto sta bene, io accetto e amen. E infatti alcuni giocatori pare che rispondano alle loro esigenze religiose in maniera differente. Una questione individuale.
    Assolutamente no, un contratto di quel genere è nullo, perchè la legge prescrive in maniera imperativa, e per diretta applicazione di precetti costituzionali, che a tutti spettano 4 settimane di ferie l'anno delle quali 2 da godersi nell'anno stesso di maturazione, e qualsiasi patto contrario è radicalmente nullo, senza possibilità di sanatoria.
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  8. #8
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    Originariamente inviato da sko
    riti e costumi di qualunque fede?

    se la mia fede mi suggerisce che il mercoledi ad esempio non devo lavorare, posso pretendere ferie o simili per ogni mercoledi dell'anno?
    Puoi chiedere (ed è previsto) di usufruire del giorno di riposo settimanale il mercoledi, compatibilmente con l'organizzazione aziendale ovviamente, o in alternativa di recuperare le ore del mercoledi in altri giorni, e così via.
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  9. #9
    Utente di HTML.it L'avatar di sustia
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    Originariamente inviato da agiaco
    Non è proprio così, il contratto non può derogare ai diritti supremi riconosciuti automaticamente.
    Ma fra questi diritti non c'è scritto che se io ti pago tu devi lavorare con profitto?

    Il ramadan è cosa buona è giusta, ma anche lavorare per qualcosa che sei pagato lo è.

  10. #10
    Moderatore emerito L'avatar di agiaco
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    Ora in realtà, riflettendoci meglio e confrontandomi anche con qualche collega, credo che le possibilità siano solo due:

    1) quella più diffusa in ambito sportivo, un' autoregolamentazione dell'atleta che trova il modo di coniugre la propria fede con la propria attività, con parziali compromessi da una parte e dell'altra;

    2) fermo restando che non può obbligarsi Muntari a violare le prescrizioni della sua fede se vuole seguirla (come suo diritto) alla lettera, che molto difficilmente tale atteggiamento può integrare gli estremi di un illecito disciplinare, e portare a sanzioni o licenziamento, proprio perchè si tratta di una condotta prescritta dalla fede che è un diritto poter osservare, l'unica è prendere atto che tale stile di vita, pur se lecito, è incompatibile con l'attività sportiva, e quindi condurre alla risoluzione del contratto non per motivi disciplinari ma per impossibilità sopravvenuta, nella forma della mancanza dei requisiti fisici per lo svolgimento della prestazione.

    non so se è chiaro. Cioè la società deve decidere, o si tiene lo sportivo con quei limiti, o ricolve il contratto, ma non può nè costringerlo a mangiare, nè multarlo, nè decurtargli lo stipendio (salvo comune accordo).
    NO MP TECNICI PERCHE' NON NE CAPISCO NULLA, GRAZIE

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