Caro Renzo, per favore cambia gioco
Caro Renzo,
posso dire di averti visto crescere. La prima volta che venni a Gemonio, t’incontrai per strada, piccolo, mano nella mano di tua madre, quella quercia di Manuela, che era venuta a prenderti a scuola.
Poi ti ho rivisto giocare nel micro giardino di casa. C’era anche un cane, se non ricordo male. Infine ti ho visto adolescente, indeciso sull’indirizzo da dare agli studi, come tanti giovani che non hanno capito con esattezza cosa fare da grande. Tu crescevi e il soggiorno di casa tua era sempre lo stesso, nella dignitosa modestia che mi ha sempre fatto apprezzare la tua famiglia. Avevo dimenticato la provenienza di qualche Alberto da Giussano appeso alle pareti che era stato regalato a tuo padre e tu me la ricordavi.
Posso quindi permettermi di scriverti questa lettera aperta. Ho letto di un giochino al computer. Se ho capito bene, l’Italia sarebbe circondata sullo schermo da tante barche di clandestini e vince chi ne fa scomparire di più. Se è così, caro Renzo, per favore cambia gioco. Anzi fatti promotore perché nessuno dei tuoi amici passi il tempo in questo modo.
So bene quanto sia grave il problema dell’immigrazione clandestina in Italia. So bene che l’incredibile indifferenza europea e un malinteso senso umanitario con le bende sugli occhi ha fatto per troppo tempo dell’Italia il porto franco dei disperati (e dei delinquenti) di mezzo mondo. Per l’esperienza che ho maturato sul campo, credo che sia stato giusto portare da due a sei mesi il periodo di detenzione nei centri per consentire una identificazione più facile e per scoraggiare molte persone dall’intraprendere un’avventura dagli esiti molto incerti. Credo anche che la nuova legge abbia dato ai mercanti di carne il segnale di una svolta.
Ho conosciuto clandestini di professione, senza nome e senza nazionalità, che vivono in Italia da vent’anni. Una soluzione a questo problema andata trovata. O almeno tentata.
Ma non puoi dimenticare, caro Renzo, che gli immigrati sono uomini, come te e come me. Anzi, spesso sono ragazzi della tua età, costretti a fuggire dai loro paesi perché non hanno nessuna prospettiva di vita e nessun diritto alla speranza. Li ho visti sbarcare e ti confesso che ho nascosto il mio taccuino perché mi vergognavo di fare il cronista ben pasciuto che annotava lo sguardo di gente arrivata da non si sa dove in un paese sconosciuto.
Ho conosciuto un ragazzo appena più grande di te: è stato fortunato, lavora per “Save the Children”, ma la sua storia è incredibile. Ti basti dire che all’inizio di un viaggio durato mesi, pieno di violenze e di ricatti , ha dovuto lasciare la sua mamma, perché scappare in due – con una persona non più giovanissima – è quasi impossibile. Pensa a tua madre. Pensa che non la rivedrai più perché lei stessa ti dice: va, figlio mio, salvati tu. Possiamo pensarla come vogliamo, ma questa gente merita rispetto.
E allora, Renzo, ti faccio una proposta. Ho sentito che tu vuoi fare politica.
Bene, vieni da un’ottima scuola e hai buone possibilità di emergere. Ma in politica, come in ogni mestiere, bisogna cominciare dal basso, bisogna sporcarsi le mani. Il problema dell’immigrazione clandestina riguarda la tua generazione molto più della mia. E’ un problema drammatico che investe la scuola, il lavoro, la religione, le tradizioni, la tolleranza o l’intolleranza reciproche. Occupatene fin d’ora. Va nei centri, parla con la gente che vi è detenuta, parla con i poliziotti che sanno chi fa il furbo e chi no, chi è davvero un perseguitato politico eritreo o chi viene qui soltanto per battere il marciapiedi.
Quando Roberto Maroni va in Libia o in Tunisia o in Marocco, fatti inserire in qualche modo nella delegazione. Va a vedere di persona quante ambiguità bisogna combattere, quanto sono difficili gli accordi. Poi va a Malta a vedere l’altra faccia della medaglia, quelli che si voltano dall’altra parte quando passa una barca.
Infine accompagna qualche parlamentare della Lega a Bruxelles e cerca di capire perché l’Europa tarda a varare l’unica soluzione possibile: un gigantesco finanziamento nei luoghi di maggiore povertà – il nuovo piano Marshall, diceva Berlusconi – per evitare che milioni di disperati premano a frontiere che prima o poi, purtroppo, cederanno di schianto.
Diventa un esperto di immigrazione. Sarà il problema principale di domani. Ma oggi, per favore, cancella quel gioco anche dal tuo computer, dopo che facebook l’ha tolto dal suo circuito.
Con affetto e tanti auguri.
(25 agosto 2009)