Lo strano caso dell’Arctic Sea, il mercantile scomparso il 24 luglio scorso e riapparso a Capo verde in agosto, continua a sollevare interrogativi. E’ poco credibile la versione secondo cui sarebbero stati dei pirati a dirottare il carico diretto in Algeria: nella Manica non ce ne sono da secoli. Inspiegabile anche l’intervento della flotta russa e della Nato, costato di certo più dello stesso carico di legname. Dunque cosa si nasconde dietro all’Arctic Sea? Secondo il quotidiano israeliano Ha’aretz, il carico trasportava batterie anti missile S-300 che il governo russo avrebbe venduto all’Iran. Della stessa opinione è il Moscow Times, questo spiega la visita non ufficiale di Netanhyau a Mosca. Ma perché non passare dal mar Caspio, mettendo a rischio un’impresa coperta? Secondo fonti militari russe la nave in realtà trasportava missili nucleari recuperati dal sommergibile Kursk, affondato nel 2001, che dovevano essere smaltiti in Texas. Ma chi sono le otto persone arrestate dai russi? Sono forse agenti del Mossad? La faccenda si complica e ricorda da vicino la vicenda del B-52 che il 30 agosto 2007 volò per errore con sei missili nucleari dalla base di Minot a quella di Barskdale. Secondo fonti interne all’Aviazione Statunitense, non si sarebbe trattato di uno sbaglio ma di un dietro front vero e proprio, o meglio, di un ammutinamento interno all’aviazione per impedire che le testate raggiungessero la vera destinazione, il Medio Oriente.
Un’attacco nucleare all’Iran è comunque da escludere per l’Artic Sea, anche perché difficilmente verrebbe sferrato senza il sostegno dell’opinione pubblica. Ci vuole un’altra Undici Settembre o una nuova Pearl Harbour, per giustificare un intervento duro e decisivo. Ma l’ossessione Israelo-americana non si è certo arrestata con Obama. Lo abbiamo visto in Afghanistan e in Pakistan, e nei piani di certo non mancano i cosiddetti “Stati Canaglia”: Iran, Siria, Venezuela e Corea del Nord.
http://www.youtube.com/watch?v=Jw7_B...layer_embedded