Prepariamoci a sei mesi in cui vedremo il telefono come un nemico. Telefonate pubblicitarie arriveranno a ogni ora, a casa, sul cellulare; inattese, non richieste, per offrire prodotti, servizi di ogni genere. E poi, a maggio, per ottenere un po' di pace, bisognerà iscrivere il proprio numero in un nuovo registro.

Raccoglierà, per la prima volta in Italia, la lista degli utenti che hanno espresso la volontà di non essere contattati a scopi pubblicitari. Le attuali leggi sulla privacy, al contrario, permetterebbero alle aziende di chiamare solo gli utenti che hanno dato loro il consenso.

È questa la rivoluzione telemarketing (cioè delle telefonate pubblicitarie) che il governo sta preparando. È contenuta in un emendamento depositato due giorni fa da Lucio Malan (Pdl) al Senato, tra le proteste di associazioni consumatori (Altroconsumo, Aduc) e dell'Autorità Garante della Privacy. In particolare, è un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto legge per recepire vari obblighi comunitari. Martedì è previsto il via libera definitivo al disegno di legge. "È ormai certo che l'emendamento passi, avendo già ricevuto parere favorevole dalla Commissione affari costituzionali del Senato. L'alternativa è che l'intero disegno di legge venga bocciato. Ma è piuttosto improbabile, visto che riflette le posizioni della maggioranza", spiega Guido Scorza, avvocato esperto di questi temi, che ha seguito da vicino la vicenda. "Conto sul parere favorevole del Senato", dice lo stesso Malan.

"Beninteso, questo non è un incentivo alle molestie
telefoniche", aggiunge; "al contrario: vogliamo dare agli utenti un modo per non essere più contattati se non lo desiderano: tramite il registro, a cui potranno iscriversi da maggio, gratis, con una telefonata o una mail". "L'attuale regime, chiamate solo a chi ha dato il consenso, all'apparenza garantisce di più gli utenti, ma in realtà funziona male - continua Malan -. Gli utenti infatti danno il consenso senza accorgersene, per esempio quando comprano un cellulare: le aziende fanno firmare clausole, nei contratti, che autorizzano a ricevere telefonate pubblicitarie anche di terze parti. Il registro sarà invece la prova inconfutabile che l'utente non voleva essere chiamato. Ci sono registri simili anche in Francia e Regno Unito". Con quella prova, l'utente potrà denunciare l'azienda che l'ha chiamato, al Garante della Privacy o a un tribunale ordinario. "Sì, ma le multe previste per le aziende che sgarrano arrivano a 36 mila euro: ben poco. Non scoraggiano gli illeciti", dice Scorza.

Il punto critico però non sono solo le multe ridotte. L'emendamento Malan prolunga infatti quella situazione di Far West telefonico che il governo ha istituito dal 2008, con il decreto mille proroghe. Questo decreto ha autorizzato, fino al 31 dicembre 2009, chiamate pubblicitarie anche senza il consenso dell'utente, in deroga alle norme sulla privacy. Il nuovo emendamento dà un'ulteriore proroga fino a maggio.

Prima della nascita del registro, l'unica difesa dell'utente sarà quindi chiedere, durante la telefonata pubblicitaria, di non chiamare più. A quel punto quell'azienda è obbligata dalle norme a registrare questo divieto e non è più autorizzata a telefonare. Come ben sanno i consumatori, però, le aziende non si fanno scoraggiare così facilmente e tendono a ignorare il divieto. "A causa della nuova legge proseguirà l'assedio ai consumatori, per cui è doppio il danno delle telefonate pubblicitarie", dice Domenico Murrone, segretario di Aduc. "Non è solo un fastidio, ma c'è anche il rischio di vedersi attivati servizi non richiesti durante la telefonata. Capita con gli operatori telefonici", continua.

Felice Belisario (Idv) aveva presentato un emendamento, contro quello di Malan, per impedire la proroga del Far West (chiedeva di autorizzare le chiamate solo dopo la nascita del registro). Non ha avuto esito. I consumatori hanno rischiato però anche di peggio: in un primo emendamento, poi ritirato, Malan indicava una proroga di 20 mesi, contro la quale però è arrivato il parere negativo dell'Unione Europea.

http://www.repubblica.it/2009/10/sez...tml?ref=hpspr1