Sollevare certi coperchi e guardare dentro certe pentole della politica nostrana può produrre il voltastomaco. Di sicuro, chi lo fa, rischia di essere etichettato come “qualunquista”.
Prendiamo questa annosa questione dei contributi pubblici ai giornali dei partiti e zone limitrofe. Dopo un tira e molla durato mesi, il governo ha dovuto battere in ritirata: la scure ha colpito …”solo” gli organi del mondo del terzo settore, della stampa diocesana, dei piccoli editori di libri (guarda caso).
I partiti hanno fatto quadrato, trasversalmente, minacciando e alzando barricate di ogni tipo.
In democrazia, ovvio che i partiti (in Italia già scandalosamente foraggiati con un finanziamento pubblico spropositato, unico al mondo!) devono poter comunicare, utilizzando media e quant’altro. Perché, però, deve essere sempre “pantalone” a pagare “strumenti” che magari non lo interessano un fico secco?
Quisquiglie? Miserie? Punti di vista. Nel 2008 (in questi casi è tutto .. retroattivo) il governo ha dato l’ok per contributi ai giornali dei partiti, cooperative più o meno inventate ecc, per oltre 39 milioni di euro!
La …palma d’oro va all’Unità (Pd) che incassa quasi 6 milioni e mezzo di euro, quella d’argento a Liberazione (Rifondazione comunista) con oltre 4,5 milioni), il bronzo alla Padania (Lega Nord) con quasi 4 milioni. A seguire, grazie alle cooperative .. di comodo, troviamo Il Foglio (3,7 milioni di euro), Il Denaro (2,4 milioni). Nel cesto dei favoriti, spiccano ciliegine “fondamentali” per l’informazione, quali Metropoli Day e Opinione delle Libertà, che si mettono in saccoccia 2 milioni di euro a testa.
Ennesimo esempio della furbata Made in Italy . Della politica del malaffare. E’ tutto democraticamente legale. Dimostrare il contrario. Applausi. Un solo grido: vergogna!