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  1. #1
    Moderatore emerito L'avatar di agiaco
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    Golfo di Napoli, 24-25/8/79 - 25/8/2010

    I morti non furono mai contati ma fu il più grande disastro naturale del quale ci è giunta diretta testimonianza, e ha cambiato la forma, lo stato dei luoghi, il corso dei fiumi, per sempre.

    Mi chiedi i dettagli relativi alla fine di mio zio, per poterne tramandare più fedelmente il racconto alla posterità. Te ne ringrazio, nella certezza che, celebrata da te, la sua morte è destinata a gloria immortale. [2] Benché infatti egli sia deceduto nel disastro che ha colpito le più incantevoli terre, come predestinato, in quanto vittima di una catastrofe memorabile, a vivere per l'eternità insieme a quei popoli e a quelle città, e benché egli stesso abbia composto una lunga serie di opere destinate a durare nel tempo, non di meno l'immortalità dei tuoi scritti contribuirà solidamente alla perennità del suo nome. [3] Beati gli uomini ai quali gli dei hanno concesso il privilegio di fare cose degne di essere scritte o di scrivere cose degne di essere lette! Più beati ancora quelli a cui entrambi questi doni furono concessi! Mio zio sarà tra questi in grazia dei suoi libri e dei tuoi. Tanto più volentieri, dunque, mi assumo il compito che tu mi affidi, anzi lo reclamo. [4] Era a Miseno e comandava direttamente la flotta. Il 24 di agosto, verso l'una pomeridiana, mia madre lo avverte che spuntava una nube di grandezza e forme inusitate. [5] Dopo un bagno di sole e uno freddo, si era sdraiato sul suo letto da lavoro dove aveva consumato uno spuntino ed era intento allo studio; allora domanda i sandali e sale in una località che permetteva la vista più agevole del prodigio. Si stava alzando una nube, ma senza che a così grande distanza si potesse distinguere l'esatta provenienza (si chiarì poi che usciva dal Vesuvio), e nessun'altra pianta meglio del pino potrebbe riprodurne l'aspetto e la forma. [6] Salendo infatti verso il cielo come sorretta da un immenso tronco, si allargava poi in qualcosa di simile a dei rami, forse perché la potenza del turbine che dapprima l'aveva sollevata si andava spegnendo: priva di sostegno, dunque, o forse anche vinta dal suo stesso peso, la nube si spandeva in larghezza, talora candida, talora sporca e chiazzata a seconda che fosse carica di terra o di cenere. [7] L'importanza del fenomeno non sfuggì a mio zio, il quale, nel suo zelo per la scienza, volle esaminarlo più da vicino. Si fece preparare una liburnica e mi diede anche la possibilità di seguirlo, se avessi voluto, ma gli risposi che preferivo studiare: infatti proprio lui mi aveva assegnato un lavoro scritto. [8] Stava giusto uscendo di casa, quando gli viene recapitata una missiva con la quale Rettina, moglie di Casco, terrorizzata dal pericolo incombente (infatti la sua villa sorgeva proprio ai piedi del Vesuvio e la zona non permetteva scampo se non per mare), lo pregava di salvarla da una posizione molto critica. [9] Egli cambia allora programma e affronta per magnanimità l'impresa che aveva iniziato per semplice curiosità scientifica. Fa mettere in mare delle quadriremi e anch'egli vi sale per portare aiuto non solo a Rettina, ma ai numerosi abitanti di quella costa ridente. [10] Si dirige in tutta fretta proprio là donde gli altri fuggono e punta la rotta e il timone direttamente nel cuore del pericolo, tanto immune alla paura da dettare e fissare sulla carta tutte le successive configurazioni del cataclisma, così come si presentavano ai suoi occhi. [11] Ormai, quanto più si avvicinavano, sulle navi cadeva una cenere sempre più calda e più spessa, mista a pomici e a pietre nere bruciate e spaccate dal fuoco; per di più si era formato all'improvviso un bassofondo e i materiali precipitati dalla montagna avevano ostruito il litorale. Dopo un attimo di esitazione sull'eventualità di fare ritorno, disse al pilota che proprio a questo lo esortava: "La fortuna aiuta i forti, dirigiti alla dimora di Pomponiano". [12] Pomponiano si trovava a Stabia, dall'altra parte del golfo (infatti il mare penetra nella dolce insenatura formata dalle rive disposte ad arco) e alla vista del pericolo che era ancor lontano, ma imminente in tutta la sua grave evidenza, perché la nube cresceva progressivamente nell'avvicinarsi, aveva caricato sulle navi tutte le sue masserizie, pronto a prendere il largo non appena fosse caduto il vento contrario. Mio zio, invece, approda col vento a favore, lo abbraccia, lo conforta e lo rassicura nella sua trepidazione e, per dissipare i timori di quello con l'esempio della propria serenità, si fa portare nel bagno, dopo di che si mette a tavola e cena in allegria o, cosa che fa supporre la stessa forza d'animo, simulando di essere allegro. [13] Intanto in più punti del Vesuvio si vedevano brillare ampie strisce di fuoco e altre vampate di cui le tenebre della notte contribuivano a far risaltare il bagliore. Egli, per calmare lo sgomento dei suoi ospiti, andava dicendo che si trattava di fuochi lasciati accesi dai contadini nell'affanno della fuga e di case abbandonate alle fiamme nella campagna. Poi andò a riposare e dormì di un sonno realmene profondo, perché passando davanti alla sua porta riuscivano a percepirne il respiro, che la sua corpulenza rendeva pesante e rumoroso. [14] Intanto però il cortile da cui si accedeva alla sua camera si era tanto alzato di livello per la precipitazione di cenere e pomici che, se egli vi avesse ulteriormente indugiato, gli sarebbe stato impossibile uscirne. Lo si sveglia, dunque; egli esce e raggiunge Pomponiano e gli altri che avevano vegliato. [15] Tengono consiglio per decidere se restare in casa al coperto o fuggire per la campagna. Infatti i caseggiati traballavano sotto la spinta di frequenti scosse ad ampio raggio e, quasi rimossi dalle loro fondamenta, sembrava che sbandassero ora da una parte ora dall'altra per poi tornare in sesto; [16] d'altra parte, stando all'aperto, c'era da temere la caduta di pomici, per quanto leggere e corrose. Tuttavia il confronto dei due pericoli indusse a preferire quest'ultima soluzione: in mio zio una ragione prevalse sull'altra, nei suoi amici una paura vinse l'altra. Si mettono sopra la testa dei cuscini e li legano con strisce di tela: questo fu il loro riparo contro i materiali che piovevano dall'alto. [17] Altrove era ormai giorno, ma là persisteva una notte più scura e più fitta di tutte le notti, benché punteggiata di numerose fiaccole e luci di vario genere. Si decise di uscire sulla riva del mare per controllare da vicino se permetteva qualche tentativo, ma lo si constatò ancora sconvolto e impraticabile. [18] Là mio zio fece stendere un drappo per terra e vi si sdraiò, domandò a più riprese acqua fresca e ne bevve. Ma ben presto fiamme e puzza di zolfo, preannunzio di fiamme, inducono tutti gli altri alla fuga e lo ridestano; [19] egli riuscì a sollevarsi appoggiandosi a due giovani schiavi, ma nello stesso istante stramazzò: immagino che l'aria sovraccarica di caligine gli abbia arrestato la respirazione occludendogli la gola che egli aveva debole già per costituzione, gonfia e spesso infiammata. [20] Quando riapparve la luce del sole erano passati tre giorni da quello che per lui era stato l'ultimo; il suo cadavere fu ritrovato intatto, illeso e senza alcunché di notevole nello stato del vestiario: l'atteggiamento delle sue membra era quello del sonno, non della morte. [21] Intanto a Miseno io e mia madre... Ma questo non interessa più la storia e tu hai detto di non voler sapere se non notizie relative alla morte di mio zio. [22] Voglio aggiungere solo un'ultima precisazione: che non ti ho detto nulla che non abbia visto di persona o appreso subito dopo, quando i ricordi sono ancora freschi e precisi. Tu ne sceglierai l'essenziale: altro è infatti scrivere una lettera, altro la storia, scrivere per un amico o per tutti. Addio.
    Plinio il Giovane a Tacito
    NO MP TECNICI PERCHE' NON NE CAPISCO NULLA, GRAZIE

  2. #2

  3. #3
    Moderatore emerito L'avatar di agiaco
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    613
    al 90% l'hai letta a scuola, altrimenti puoi fare causa al ministero della pubblica istruzione
    NO MP TECNICI PERCHE' NON NE CAPISCO NULLA, GRAZIE

  4. #4
    Originariamente inviato da agiaco
    al 90% l'hai letta a scuola, altrimenti puoi fare causa al ministero della pubblica istruzione
    E dove lo trovo un buon avvocato?

  5. #5
    Originariamente inviato da magnus
    illeggibile


    [OT] ci sono appena tornato da Napoli e il mio stomaco ricorda ancora la pizza, che dopo 5 anni di mancanza dalle vacanze in terra partenopea, s'era abituato a quella settentrionale (abituato proprio no, però, alcune, le considerava vagamente accettabili) [/OT]
    Never try to teach a pig to sing. It wastes your time and annoys the pig

  6. #6
    Originariamente inviato da Merrill Stubing
    ha ragione magnus

  7. #7
    Mi chiedi i dettagli relativi alla fine di mio zio, per poterne tramandare più fedelmente il racconto alla posterità. Te ne ringrazio, nella certezza che, celebrata da te, la sua morte è destinata a gloria immortale.

    [2] Benché infatti egli sia deceduto nel disastro che ha colpito le più incantevoli terre, come predestinato, in quanto vittima di una catastrofe memorabile, a vivere per l'eternità insieme a quei popoli e a quelle città, e benché egli stesso abbia composto una lunga serie di opere destinate a durare nel tempo, non di meno l'immortalità dei tuoi scritti contribuirà solidamente alla perennità del suo nome.

    [3] Beati gli uomini ai quali gli dei hanno concesso il privilegio di fare cose degne di essere scritte o di scrivere cose degne di essere lette! Più beati ancora quelli a cui entrambi questi doni furono concessi! Mio zio sarà tra questi in grazia dei suoi libri e dei tuoi. Tanto più volentieri, dunque, mi assumo il compito che tu mi affidi, anzi lo reclamo.

    [4] Era a Miseno e comandava direttamente la flotta. Il 24 di agosto, verso l'una pomeridiana, mia madre lo avverte che spuntava una nube di grandezza e forme inusitate.

    [5] Dopo un bagno di sole e uno freddo, si era sdraiato sul suo letto da lavoro dove aveva consumato uno spuntino ed era intento allo studio; allora domanda i sandali e sale in una località che permetteva la vista più agevole del prodigio. Si stava alzando una nube, ma senza che a così grande distanza si potesse distinguere l'esatta provenienza (si chiarì poi che usciva dal Vesuvio), e nessun'altra pianta meglio del pino potrebbe riprodurne l'aspetto e la forma.

    [6] Salendo infatti verso il cielo come sorretta da un immenso tronco, si allargava poi in qualcosa di simile a dei rami, forse perché la potenza del turbine che dapprima l'aveva sollevata si andava spegnendo: priva di sostegno, dunque, o forse anche vinta dal suo stesso peso, la nube si spandeva in larghezza, talora candida, talora sporca e chiazzata a seconda che fosse carica di terra o di cenere.

    [7] L'importanza del fenomeno non sfuggì a mio zio, il quale, nel suo zelo per la scienza, volle esaminarlo più da vicino. Si fece preparare una liburnica e mi diede anche la possibilità di seguirlo, se avessi voluto, ma gli risposi che preferivo studiare: infatti proprio lui mi aveva assegnato un lavoro scritto.

    [8] Stava giusto uscendo di casa, quando gli viene recapitata una missiva con la quale Rettina, moglie di Casco, terrorizzata dal pericolo incombente (infatti la sua villa sorgeva proprio ai piedi del Vesuvio e la zona non permetteva scampo se non per mare), lo pregava di salvarla da una posizione molto critica.

    [9] Egli cambia allora programma e affronta per magnanimità l'impresa che aveva iniziato per semplice curiosità scientifica. Fa mettere in mare delle quadriremi e anch'egli vi sale per portare aiuto non solo a Rettina, ma ai numerosi abitanti di quella costa ridente.

    [10] Si dirige in tutta fretta proprio là donde gli altri fuggono e punta la rotta e il timone direttamente nel cuore del pericolo, tanto immune alla paura da dettare e fissare sulla carta tutte le successive configurazioni del cataclisma, così come si presentavano ai suoi occhi.

    [11] Ormai, quanto più si avvicinavano, sulle navi cadeva una cenere sempre più calda e più spessa, mista a pomici e a pietre nere bruciate e spaccate dal fuoco; per di più si era formato all'improvviso un bassofondo e i materiali precipitati dalla montagna avevano ostruito il litorale. Dopo un attimo di esitazione sull'eventualità di fare ritorno, disse al pilota che proprio a questo lo esortava: "La fortuna aiuta i forti, dirigiti alla dimora di Pomponiano".

    [12] Pomponiano si trovava a Stabia, dall'altra parte del golfo (infatti il mare penetra nella dolce insenatura formata dalle rive disposte ad arco) e alla vista del pericolo che era ancor lontano, ma imminente in tutta la sua grave evidenza, perché la nube cresceva progressivamente nell'avvicinarsi, aveva caricato sulle navi tutte le sue masserizie, pronto a prendere il largo non appena fosse caduto il vento contrario. Mio zio, invece, approda col vento a favore, lo abbraccia, lo conforta e lo rassicura nella sua trepidazione e, per dissipare i timori di quello con l'esempio della propria serenità, si fa portare nel bagno, dopo di che si mette a tavola e cena in allegria o, cosa che fa supporre la stessa forza d'animo, simulando di essere allegro.

    [13] Intanto in più punti del Vesuvio si vedevano brillare ampie strisce di fuoco e altre vampate di cui le tenebre della notte contribuivano a far risaltare il bagliore. Egli, per calmare lo sgomento dei suoi ospiti, andava dicendo che si trattava di fuochi lasciati accesi dai contadini nell'affanno della fuga e di case abbandonate alle fiamme nella campagna. Poi andò a riposare e dormì di un sonno realmene profondo, perché passando davanti alla sua porta riuscivano a percepirne il respiro, che la sua corpulenza rendeva pesante e rumoroso.

    [14] Intanto però il cortile da cui si accedeva alla sua camera si era tanto alzato di livello per la precipitazione di cenere e pomici che, se egli vi avesse ulteriormente indugiato, gli sarebbe stato impossibile uscirne. Lo si sveglia, dunque; egli esce e raggiunge Pomponiano e gli altri che avevano vegliato.

    [15] Tengono consiglio per decidere se restare in casa al coperto o fuggire per la campagna. Infatti i caseggiati traballavano sotto la spinta di frequenti scosse ad ampio raggio e, quasi rimossi dalle loro fondamenta, sembrava che sbandassero ora da una parte ora dall'altra per poi tornare in sesto;

    [16] d'altra parte, stando all'aperto, c'era da temere la caduta di pomici, per quanto leggere e corrose. Tuttavia il confronto dei due pericoli indusse a preferire quest'ultima soluzione: in mio zio una ragione prevalse sull'altra, nei suoi amici una paura vinse l'altra. Si mettono sopra la testa dei cuscini e li legano con strisce di tela: questo fu il loro riparo contro i materiali che piovevano dall'alto.

    [17] Altrove era ormai giorno, ma là persisteva una notte più scura e più fitta di tutte le notti, benché punteggiata di numerose fiaccole e luci di vario genere. Si decise di uscire sulla riva del mare per controllare da vicino se permetteva qualche tentativo, ma lo si constatò ancora sconvolto e impraticabile.

    [18] Là mio zio fece stendere un drappo per terra e vi si sdraiò, domandò a più riprese acqua fresca e ne bevve. Ma ben presto fiamme e puzza di zolfo, preannunzio di fiamme, inducono tutti gli altri alla fuga e lo ridestano;

    [19] egli riuscì a sollevarsi appoggiandosi a due giovani schiavi, ma nello stesso istante stramazzò: immagino che l'aria sovraccarica di caligine gli abbia arrestato la respirazione occludendogli la gola che egli aveva debole già per costituzione, gonfia e spesso infiammata.

    [20] Quando riapparve la luce del sole erano passati tre giorni da quello che per lui era stato l'ultimo; il suo cadavere fu ritrovato intatto, illeso e senza alcunché di notevole nello stato del vestiario: l'atteggiamento delle sue membra era quello del sonno, non della morte.

    [21] Intanto a Miseno io e mia madre... Ma questo non interessa più la storia e tu hai detto di non voler sapere se non notizie relative alla morte di mio zio.

    [22] Voglio aggiungere solo un'ultima precisazione: che non ti ho detto nulla che non abbia visto di persona o appreso subito dopo, quando i ricordi sono ancora freschi e precisi. Tu ne sceglierai l'essenziale: altro è infatti scrivere una lettera, altro la storia, scrivere per un amico o per tutti. Addio.

    Plinio il Giovane a Tacito

  8. #8
    Originariamente inviato da rebelia

  9. #9
    Originariamente inviato da rebelia
    Never try to teach a pig to sing. It wastes your time and annoys the pig

  10. #10
    Ma quella è stata l'ultima eruzione del Vesuvio? O sbaglio?

    Edit: Sbaglio alla grande, ha eruttato fino al 1944...

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