Maradona e il fisco, la vera storia
di Giovanni Marino
FONTI: http://napoli.repubblica.it/dettagli...storia/1821164
CHI ama il Napoli lo amò la prima volta per un gol. Un internocollo sinistro, una magìa balistica in un pomeriggio infame di pioggia in cui il Napoli annegò la Juve, la rivale ricca e potente, in un'inattesa sconfitta. Era il 3 novembre '85. Nasceva il grande Napoli.
Quindici anni dopo, Diego Armando Maradona, l'antiJuve, lotta segretamente con il Fisco italiano. Un dribbling da 40 miliardi. Tanti quanti ne deve all'Erario.
Una storia attuale, con risvolti attualissimi. Fuor da ogni tecnicismo: Diego può tornare in Italia, a Napoli o a Milano, ma qui non può guadagnare una lira a suo nome, nè comprarsi neppure una bicicletta. Gli 007 antievasione interverrebbero all'istante. Se Diego e il Napoli hanno intenzione di fare nuovi affari assieme, è bene che se ne ricordino. È una lunga vicenda quella di Maradona e le tasse, dai passaggi in gran parte sconosciuti. Una lunga trama che ha impegnato la Guardia di Finanza, l'Ispettorato compartimentale imposte dirette, sinanche il Ministero delle Finanze. Il racconto di questa partita non ancora terminata ha inizio nell'89, quando l'ispettorato e le Fiamme Gialle sottopongono a verifica fiscale il calcio Napoli e tre suoi assi, Maradona, Antonio Careca, Ricardo Alemao. Gli esperti sono perplessi perché i tre calciatori, oltre ai compensi corrisposti come lavoratori dipendenti, ricevono pagamenti anche all'estero: Diego presso la Diego Armando Maradona con sede in Vaduz; gli altri due alla Tug Sponsoring di Londra. Società titolari dei diritti pubblicitari e di immagine degli atleti.
Per l'ispettorato quei soldi sono compensi mascherati e scatta un accertamento dell'Ufficio Imposte. Ma il Napoli, Careca e Alemao fanno ricorso, in parte gli vien dato ragione e limitano i danni. Diego, invece, incautamente, straccia l'avviso di accertamento, forse non comprendendo bene di cosa si tratta. Insomma, non fa ricorso.
E la contestazione che gli vien mossa - imposte evase, pene pecuniarie e interessi che oggi arrivano a circa 40 miliardi di lire - finisce pubblicata sull'albo pretorio come un provvedimento mai impugnato. Siamo a fine '93. Diego è ormai lontano, ma già, con nostalgia, pensa ad un ritorno. Però l'accusa di aver evaso il fisco per 40 miliardi è un ostacolo, perché non prescritta. Si informa, gli dicono che può rientrare ma anche che qualsiasi provento o bene ottenuto in Italia gli può essere sequestrato. Nel frattempo, e arriviamo a tempi più recenti, pure la Corte dei Conti avvia una indagine per capire se davvero è stato fatto tutto il possibile per far pagare quei quattrini a Diego.
L'istruttoria conclude che sì, è stato fatto tutto quello che si doveva fare. Ma la precipitosa fuga di Diego il 31 marzo '91 e il fatto che qui non possegga nulla hanno vanificato ogni sforzo. Si fa ancora un tentativo. Il Ministero delle Finanze interessa la Spagna e l'Argentina - gli ultimi paesi dove Diego ha giocato al calcio - per cercare, con collaborazione estera, di recuperare almeno qualcosa delle imposte evase. Niente da fare. Maradona batte il Fisco. Quaranta miliardi a zero. Almeno per ora. Se non farà errori in un suo futuro ritorno in Italia, il dribbling alle tasse sarà riuscito. Una serpentina tutta d'oro. E di questa storia resteranno, vergate a mano, le parole del messo del servizio Riscossioni tributi: «Non ho potuto notificare la presente cartella perché all'indirizzo il destinatario risulta irreperibile(~)come è noto Maradona non risiede più a Napoli(~)recatomi a tale indirizzo ho constatato l'irreperibilità del destinatario che il portiere mi dichiara da tempo sloggiato».
FONTI: http://napoli.repubblica.it/dettagli...storia/1821164