«RICORDATI IL RASOIO» - «Ma ce l'hai il rasoio? Lo hai portato per pulirlo per bene, lo dobbiamo portare in banca e deve essere presentabile», dice in un'intercettazione Salvatore P., 60 anni considerato il capo dell'associazione di truffatori. Secondo quanto accertato dagli investigatori, i clochard venivano resi presentabili e portati in banca, dove erano accesi rapporti di conto corrente per pochi soldi, massimo 500 euro. Il conto veniva «svuotato» col bancomat dal titolare subito dopo l'accensione: serviva soltanto per ottenere carnet di assegni «puliti», cioè non gravati da segnalazione alle banche dati della Polizia. Gli assegni, ovviamente scoperti, venivano firmati in bianco dagli stessi clochard e quindi usati dai truffatori come moneta corrente per fare acquisti e rivendere poi la merce (capi di abbigliamento, elettrodomestici, impianti hi-fi) sottocosto a commercianti ignari, oppure venduti a complici, titolari di alcune società che negoziavano gli assegni per pagare le merci o per garantire prestiti.
LA DENUNCIA - Salvatore P., milanese, pregiudicato per truffa, è stato arrestato dai poliziotti del Commissariato Monforte insieme al figlio di 31 anni e ad altre sei persone. Sono stati tre degli stessi clochard, nei mesi scorsi, a denunciare la vicenda alla polizia e al pool assegni della polizia giudiziaria della procura di Milano. I clochard erano «stanchi delle pressioni» delle banche, che li avevano rintracciati e inviavano atti giudiziari nelle caselle postali dei dormitori milanesi, pretendendo la restituzione delle somme passate all'incasso con assegni a vuoto