Ha firmato ieri mattina, intorno alle 10, poco prima che si riunisse il Consiglio di amministrazione. Michele Santoro ha detto addio alla Rai con una «risoluzione consensuale» del rapporto. Alla fine di una trattativa cominciata nelle ore dell'insediamento di Lorenza Lei alla direzione generale, cioè dal 3 maggio. I due hanno ottimi rapporti personali da anni e stavolta la consegna del silenzio assoluto ha funzionato: tra trattamento di fine rapporto, «scivolo» di 24 mesi, chiusura del contenzioso legale, ferie arretrate, La Rai ha liquidato Santoro con circa due milioni e 300 mila euro. Appena poco di più e il contratto sarebbe passato sul tavolo del Consiglio di amministrazione, col pericolo di ripetere il bis dell'anno scorso quando una identica trattativa con Mauro Masi naufragò proprio perché il «pacchetto» prevedeva una collaborazione esterna più la buonuscita, roba da sette milioni di euro.
[Esplora il significato del termine: Tutta la «sinistra televisiva» (soprattutto i consiglieri Rai di area Pd, Nino Rizzo Nervo e Giorgio van Straten) era all’oscuro ed ha reagito con evidente irritazione
«Se qualcuno ci avesse chiesto un parere al riguardo, ma nessuno, neppure Santoro, ce l’ha chiesto, avremmo espresso la nostra contrarietà e fatto ogni tentativo per trattenerlo»). Freddo anche il residente Paolo Garimberti: («ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino»). Sullo sfondo c’è la Cassazione, che domani si sarebbe pronunciata definitivamente sulla famosa sentenza del giudice del Lavoro del settembre 2009 che obbligava la Rai a mandare in onda Santoro in prima serata. Fosse stata confermata, per la tv pubblica ci sarebbe stato un «obbligo Santoro» a tempo determinato. Ma se Santoro avesse perso, come assicuravano ieri voci e indiscrezioni non controllabili, avrebbe corso il rischio di sparire dai palinsesti Rai, come da desiderio di Berlusconi. Meglio un accordo. Meglio per entrambi, si sono detti Lorenza Lei e Michele Santoro.] Tutta la «sinistra televisiva» (soprattutto i consiglieri Rai di area Pd, Nino Rizzo Nervo e Giorgio van Straten) era all'oscuro ed ha reagito con evidente irritazione
«Se qualcuno ci avesse chiesto un parere al riguardo, ma nessuno, neppure Santoro, ce l'ha chiesto, avremmo espresso la nostra contrarietà e fatto ogni tentativo per trattenerlo»). Freddo anche il residente Paolo Garimberti: («ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino»). Sullo sfondo c'è la Cassazione, che domani si sarebbe pronunciata definitivamente sulla famosa sentenza del giudice del Lavoro del settembre 2009 che obbligava la Rai a mandare in onda Santoro in prima serata. Fosse stata confermata, per la tv pubblica ci sarebbe stato un «obbligo Santoro» a tempo determinato. Ma se Santoro avesse perso, come assicuravano ieri voci e indiscrezioni non controllabili, avrebbe corso il rischio di sparire dai palinsesti Rai, come da desiderio di Berlusconi. Meglio un accordo. Meglio per entrambi, si sono detti Lorenza Lei e Michele Santoro.