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    Utente bannato L'avatar di primeros
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    La guerra dei prezzi tra Sky e Mediaset (e non solo) si mangiano Dahlia TV

    Dahlia, ha patito la guerra dei prezzi scoppiata tra Sky e Mediaset unita ai costi «sproporzionati» per l’affitto della banda di trasmissione (fornita da Telecom Italia Media, azionista di Dahlia per il 10% circa). Inoltre la crisi di Dahlia TV, è riconducibile anche (forse essenzialmente) alle scelte di Lega Calcio sulla vendita dei diritti del calcio, intervenute soltanto un mese prima dell’avvio del campionato, che hanno messo in condizione di grave svantaggio competitivo l’azienda. (Andreotti diceva “a pensare male si fa peccato, però ci si azzecca” e io penso male). Nonostante gli investimenti sostenuti nell’anno e mezzo di attivita’ di Dahlia di circa 110 mln. di Euro. Con il risultato che molti tifosi non hanno visto partite già pagate, molte squadre di serie B hanno incassato meno diritti televisivi con la possibilità di non potersi iscrivere al futuro campionato. Ma a questo punto la domanda sorge spontanea “chi ci ha guadagnato”? ma naturalmente Mediaset, infatti i diritti televisivi che erano di Dahlia TV ora sono del gruppo Fininvest. Ma sky che fa sta a guardare? Poteva comprarli lei i diritti di Dahlia o meglio ancora perché non acquista bande digitali per la trasmissione via terrestre? Semplice perché il Governo ci mette lo zampino! E come? Semplice cosi: Secondo l’Unione Europea Sky può acquistare frequenze del digitale terrestre purché i canali offerti dalla società di Rupert Murdoch non siano a pagamento (non ho capito perché visto cha la Fininvest ha molti canali a pagamento). E sta per autorizzare Sky Italia a partecipare alla gara per le frequenze, sollevando l’azienda da un impegno sottoscritto nel 2003 e che le impediva fino al 31 dicembre 2011 di entrare nel settore del digitale terrestre. Fiutata l’aria, l’allora viceministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani inizia a far circolare una certa tesi: l’Italia può affidare frequenze tv ad un’impresa straniera solo se tale operatore può fare altrettanto (reciprocità). Una vetusta legge U.S.A. (non so se ancora in vigore) vieta ad una società straniera di possedere una licenza radiotelevisiva negli Stati Uniti. Non aggiunge, la Farnesina, che il divieto USA è valido solo per le società straniere, non per le società stabilite negli USA ma detenute da stranieri: come sa giustappunto Mediaset, impegnata a lanciare negli USA la sua piattaforma in lingua italiana. Reciprocamente, allora, la News Corp di Murdoch può operare in Italia con la società di diritto italiano Sky Italia. Ma di quest’evidenza, nel carteggio interministeriale, non c’è traccia. Passano i mesi, il commissario europeo Joaquim Almunìa sollecita più volte il governo italiano a procedere, ma Romani (nel frattempo promosso a ministro) fa orecchie da mercante. come ha fatto Benedetto Della Vedova con un’interrogazione parlamentare – risponde da Azzeccagarbugli, evoca un po’ protezionisticamente la necessità di tutelare gli investimenti delle piccole tv locali dalla concorrenza. Certo certo ma non andava protetta anche Dahlia TV che era italiana con capitali scandinavi? Se Mediaset fosse solo un operatore televisivo italiano, messo al riparo della concorrenza da parte di un governo partigiano, ci sarebbe da restare contrariati di fronte ad un atteggiamento così sciovinista. Purtroppo si tratta di un gioiello di famiglia del presidente del Consiglio: il protetto e il protettore si sovrappongono, c’è il fiato di Mediaset sul collo del governo, ogni giorno di ritardo nel bando di gara per le nuove frequenze digitali consente al Biscione di godere di una vera rendita di posizione. Ahh bèèè allora! (Scusate se è troppo lungo)

  2. #2
    Utente bannato
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