ok.. non riesco a trovarlo nè a destra nè a sinistra, nè tra i big nè tra i mini...
un partito che dica che per recuperare competitività occorre eliminare i vari privilegi (rendite di posizione) che si sono accumulati nel corso del tempo sul nostro sistema economico, ingrippandolo come il calcare sulle lavatrici..
Via allora alle rendite di posizione sul capitale
- licenze commerciali in primis, ma anche edilizie.. ora ci sono i gis.. si può costruire dappertutto e quanto si vuole finanche siano rispettate le norme che lo stato (ed, in minor misura, gli enti locali) mette.. distanze minime, quota di verde, distanza dal mare e fiumi, aree rischio isondazione, ecc.. Cancellata la "rendita" si cancella anche il principale stimolo all'ipercostruzione rispetto alle necessità (ottenimento di un valore effimero dato dal fatto di esser riuscito ad ottenere la rendita di posizione) e probabilmente si toglie anche stimolo alle bustarelle, attraverso un sistema maggiormente trasparente e "fisso"
- via a tutti i sussidi alle imprese.. una impresa resiste se è competitiva, non se succhia soldi allo stato. In generale via tutte le politiche "ti sussidio se fai questo che è utile" (99% soldi buttati ai soliti amici) verso invece politiche "ti tasso se fai questo che è dannoso".
ma, sopratutto,
Via alle rendite di posizione sul lavoro
Ma vi pare giusto che un insegnante a Milano deve essere retribuito quanto uno a Canicattì?? Che le politiche economiche neokeynesiane si debbano fare sulle spalle di qualche poveretto (fortunatissimo) ?? Con il rischio di creare incentivi a sistemi di "ringraziamento" e, ovviamente, a fortissime tensione a ritornare a lavorare pubblico al sud...
Che una volta assunti in un concorso che ha riempito uno stadio non si possa più essere licenziati? Che una volta ammessi in un certo ordine professionale si possa pretendere una parcella minima, perchè tanto l'offerta è vincolata?
Fanculo. Via, spazzati via, tutti i contratti nazionali (che servono solo a dare potere ai soliti noti sindacati.. solo gli stolti pensano che ormai servano ai lavoratori). Via l'obbligatorietà di iscrizione agli ordini professionali, via anche il titolo legale degli studi.. si vada a studiare dove è meglio, non dove leccano di più il c.. agli studneti (tanto poi la laurea ha lo stesso valore..).
Ma sopratutto, via a qualsiasi differenziazione di contratto tra pubblico e privato. Ai dirigenti, a qualsiasi livello, si applichino concetti del diritto privato: la tua unità gestita funziona? bene! non funziona? Rimedia o a casa!
Altro che "concorsi da stadio".. che se li scelgano i dirigenti i propri collaboratori/personale... poi se prendono un raccomandato azzi loro.
Ed ovviamente, mancano i dindi pubblici? Riduciamo (di un po') gli stipendi dei dipendenti pubblici e/o tagliamo i servizi inutili, ma questo non vuol dire come adesso che taglio un dipartimento universitario o una provincia e semplicemente "trasferisco" il personale che NON PUO' ESSERE LICENZIATO.
Chiaramente con gli opportuni ammortizzatori sociali, ma anche il DOGMA DELLA NON LICENZIABILITA' DEI LAVORATORI PUBBLICI DEVE ESSERE RIVISTO.
In un contesto dove ogni posto di lavoro è al margine con le proprie capacità, nella retribuzione e nelle caratteristiche, perdere un lavoro non è un dramma, se ne trova un altro simile.
Ma chiaramente lo diventa quando invece il posto che si ha rappresenta una "rendita di posizione" (e lo è quando la fuori ci sono 10000 persone che si sognerebbero un posto come il tuo, accettando anche condizioni peggiori).
Insomma, cerco un partito che dica che è finito il tempo delle rendite di posizione, che metta al centro la meritocrazia (ma veramente, non giusto ad enunciarlo) e che cancelli l'inefficiente e ben poco etico dualismo nel mercato del lavoro che c'è attualmente in Italia.
Consigli?
(e, per favore, non raccontatemi la favoletta della "coesione sociale" a difesa dello status quo... )