Caro Direttore, alcuni mesi fa, assieme a grandi personalità della società civile, annunciai un referendum abrogativo degli aspetti più intollerabili dell’attuale legge elettorale. Oggi le chiedo ospitalità a nome del comitato promotore per annunciare la rinuncia a proseguire la raccolta delle firme ed
illustrarne le ragioni. Scopo del referendum era in primo luogo obbligare il Parlamento a modificare il Porcellum, pena il vedere abolite in via referendaria quelle liste bloccate che sono un affronto alla democrazia rappresentativa, e quel premio che trasformando una minoranza di voti in una maggioranza assoluta di seggi mette a rischio le istituzioni della Repubblica. La legge risultante dal referendum manteneva la proporzionale già presente nel Porcellum, ma la correggeva in senso maggioritario abrogando qualsiasi deroga allo sbarramento del 4% e riducendo così la frammentazione introdotta dal turno unico del Mattarellum e rafforzata dal premio di maggioranza del Porcellum.
Iniziata la raccolta delle firme, alcuni parlamentari, tra cui Veltroni, Castagnetti e Parisi, con Di Pietro e alcuni esponenti del Sel, hanno annunciato un «contro referendum» per reintrodurre il Mattarellum. Malgrado il nostro tentativo di non dividere il fronte referendario dichiarando una moratoria nella raccolta delle firme e invitando ad una azione comune, gli stessi hanno egualmente depositato i loro quesiti, dichiarando apertamente di voler fermare il nostro referendum. Poco importa che i loro quesiti non fossero in grado di superare il vaglio della Corte Costituzionale e di far rivivere il Mattarellum. E poco importa che il turno unico del Mattarellum fosse - al pari del premio di maggioranza del Porcellum - la principale causa di quella disomogeneità delle maggioranze di governo che ha provocato il fallimento dei governi Prodi e Berlusconi. Nel momento in cui la crisi dei debiti sovrani rende necessario un massimo di coesione nazionale, e la crisi della maggioranza possibile il ricorso ad elezioni anticipate o a governi istituzionali, ci è sembrato prioritario non dividere le opposizioni. Di fronte a due referendum contrapposti, destinati ad un probabile fallimento che avrebbe compromesso per sempre le possibilità di modificare in via referendaria la legge elettorale, il comitato promotore - considerata la reciproca disponibilità a non procedere oltre - ha deciso di rinunciare alla raccolta delle firme. Se però torneremo a votare con le liste bloccate e il premio di maggioranza, è bene che i cittadini sappiano che la responsabilità è interamente di quanti hanno voluto un controreferendum puramente strumentale.