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Discussione: Genetica e cattiveria

  1. #1
    Utente di HTML.it L'avatar di Hutch
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    Genetica e cattiveria

    Questa sera con un gruppo di amici discutevo la natura genetica o meno della cattiveria umana. Abbiamo esteso il discorso fino alla criminalità, poi alle peculiarità caratteriali della persona fino ad arrivare, in spiccioli, al discorso da "Una poltrona per due".
    Quanto del carattere di una persona, delle sue abilità personali, delle sue caratteristiche mentali, dipende dal patrimonio genetico e quanto dall'ambiente?

    In particolare, la cattiveria è insita nell'uomo o dipende da chi ci circonda?

    Io credo in un 50 e 50 e voi?

    Riuscite a trovare studi che avvalorino l'una o l'altra tesi?
    Blog Last update 26/06/2012

  2. #2
    Cosa vuol dire cattiveria ?

    Il problema di valutazioni del genere sta nella natura virale del pensiero anzi meglio del linguaggio umano.
    Per cattiveria tu intendi un'insieme vasto di comportamenti non definibile con variabili, ambientali, sociali, culturali, temporali.

    Come può una cosa del genere dipendere dalla genetica che di certo non si occupa di questo.

    Non stiamo parlando ad esempio di animali gestiti dall'istinto per cui la genetica ha influenza.
    L'uomo non ha istinto.
    Ti cito Galimberti per fartelo capire :

    "L’istinto è una risposta rigida a uno stimolo, per cui se io faccio vedere della carne ad un erbivoro questo erbivoro non la percepisce come cibo, se gli faccio vedere una bistecca non realizza, se gli faccio vedere un covone di fieno si mette a mangiare. Ecco gli uomini non hanno risposte rigide agli stimoli e quindi non hanno istinti come conduttori, codici, regolatori immediati della modalità di essere al mondo e di condurre la propria vita. Anche il famosissimo istinto sessuale è così poco istintivo che io in presenza di una pulsione sessuale posso concedermi a tutte le perversioni, cosa che non sembra sia concessa agli animali, e addirittura posso consegnarmi ad una meta non sessuale ad esempio fare un’opera d’arte, un’ opera musicale, un’opera poetica "

    Quindi in un animale dotato di istinto come per esempio gli uccelli che nidificano in vari gruppi si può definire cattivo il comportamento di chi per esempio fa covare le proprie uova dagli altri ma non ricambia il favore. Buono chi cova pure le uova degli altri, Neutro chi cova le uova proprie e degli altri solo se questi ricambiano il favore.

    Questo dipende, ed è stato provato, dipende dalla genetica.

    Ma nell'uomo ( e in generale nelle scimmie evolute) questo concetto è irrealizzabile, perchè le nostre macrostrutture e la visione del mondo non dipendono dalla genetica. Questa si limita solo a insegnare al cervello come strutturarsi in funzione degli input. E basta.

    Nell'uomo questo dipende solo dalla formazione, omeglio dal suo trascorso.
    Flectere si nequeo superos acheronta movebo

  3. #3
    Secondo me tutte le nostre decisioni sono generate da un istinto primordiale e poi elaborate in base alle nostre esperienze ed alla situazione attuale.

    Ad esempio se ho fame (istinto ) posso decidere se mangiare ,cosa mangiare ,come mangiare ecc. in base ad una decisione che dipende da molti fattori ambientali , personali attuali e precedenti.

    La stessa cosa vale per il sesso (istinto).

    La cattiveria in genere è una cosa peculiare umana quindi penso che prescinda dagli istinti
    primordiali e che una stessa azione possa venire fatta con cattiveria (intesa come fine per
    far male o offendere qualcun'altro)o meno.
    perchè tanto odio ?
    debian 6

  4. #4
    Utente di HTML.it L'avatar di mamo139
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    Discorso interessante.
    Riassumendo il mio pensiero, credo che nel determinare la "cattiveria" (intesa come comportamento anti sociale) concorrano sia genotipo (quindi i geni, l'istinto tramandato da individuo ad individuo della specie) / fenotipo (la manifestazione del genotipo, influenzata anche dai fattori ambientali)

    L'uomo può usare l'intelletto per contrastare l'istinto è vero, ma il pensiero di Cinzia Satana non mi trova per nulla d'accordo. L'istinto genera emozioni, che poi vengono elaborate dall'intelletto. Essendo l'intelletto piu sviluppato in un uomo che in un cane è ovvio che nel cane l'input istintivo non viene modificato o stravolto come ciò avviene nell'uomo. E' quindi più scontato che la risposta del cane ad un istinto sia più rigida, ma ciò non significa che la ragione (prima l'ho chiamata intelletto, perdonatemi per questo utilizzo improprio dei due termini, ma credo che si capisca cosa intendo) dell'uomo sia in grado di stravolgere in ogni situazione al 100% ciò che l'istinto ci comunica.
    L'uomo nella maggior parte delle situazioni riesce ad avere completo controllo dell'istinto, ma non sempre: pensiamo alle persone che non riescono a prendere l'aereo perchè hanno paura. La paura in questo caso non è razionale ma viene dall'istinto, e l'istinto è così forte in questo caso che loro con la ragione non riescono a combatterlo. Indi per cui non salgono sull'aereo.
    Non si può essere razionali sempre in tutto e per tutto, a volte, sugli argomenti a noi "piu deboli", l'istinto prevale e offusca la ragione. E se anche ci fosse qualcuno al 100% razionale (magari Cinzia tu ti ritieni così), privo di istinto, ciò non sarebbe per forza vero per tutti gli altri.

    Quindi io penso che ci siano persone predisposte ad essere "cattive". E' stato d'altronde dimostrato che le emozioni umane vengono generate da varie parti diverse del cercello. E cosa sono le emozioni se non messaggi primordiali del nostro istinto? Le emozioni vengono generate tramite apposite reazioni chimiche, non dimentichiamalo... si possono indurre determinati tipi di emozioni attraverso l'uso di opportuni farmaci ad esempio, per quanto non credo la ricerca sia molto avanti in questo campo! Piu il cervello di un individuo ha "sviluppato" diversi aspetti, più il carattere dell'individuo è incline a tali aspetti. Questa è predisposizione, la generazione di sentimenti (istinti) cui la persona non può sottrarsi.

    Una volta generato l'istinto (sentimento), questo passa attraverso la parte conscia di noi. Questa è quella che assorbe la cultura, i fattori esterni e li elabora (e anche gli animali ce l'hanno e la usano per modificare i loro comportamenti inizialmente dettati dall'istinto, solo che nell'uomo è così sviluppata da essere quasi incomparabile con quella animale).
    Ancora una volta, quanto questo secondo elemento, la ragione, possa modificare e depurare il primo dipende da persona a persona, e all'interno della stessa persona, da sentimento a sentimento, da istinto a istinto.

  5. #5
    Utente bannato
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    C' entra la genetica, ma non poi così tanto.
    Per la "cattiveria" contano soprattutto le esperienze che si sono vissute da piccoli, in particolare quelle dei primi anni di vita.
    Poi conta anche come si reagiva a quelle esperienze negative (ad esempio un maltrattamento), e questo è il fattore genetico.
    Secondo me la genetica influisce al 10%.

  6. #6
    Originariamente inviato da Cinzia Satana
    "L’istinto è una risposta rigida a uno stimolo, per cui se io faccio vedere della carne ad un erbivoro questo erbivoro non la percepisce come cibo, se gli faccio vedere una bistecca non realizza, se gli faccio vedere un covone di fieno si mette a mangiare. Ecco gli uomini non hanno risposte rigide agli stimoli e quindi non hanno istinti come conduttori"
    Quindi secondo Galimberti questa visione non dovrebbe far venir fame agli uomini...

    Immagini allegate Immagini allegate
    Ciao!

  7. #7
    Utente di HTML.it L'avatar di Electro
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    Originariamente inviato da fmortara
    Quindi secondo Galimberti questa visione non dovrebbe far venir fame agli uomini...

    La fame, è quando l'uomo avverte la necessità di mangiare per riempire lo stomaco. Una bistecca potrebbe indurre l'uomo a mangiarla, per il piacere che dà il suo sapore.
    Nulla

  8. #8
    non sono molto d'accordo. magari mi sbaglio, ma credo sia più logico definire che l'uomo può gestire gli istinti attraverso il pensiero, metterli a tacere, ma che ne sia totalmente privo ne dubito.

    Mi viene in mente "l'istinto di sopravvivenza". Se ti trovi davanti ad un pericolo improvviso la tua prima azione, senza riflettere, è quella di scappare, di allontanarti dal pericolo.

    Un neonato che viene messo in acqua nuota, e di certo non riflette sul fatto che potrebbe affogare ne ha appreso da un insegnante a nuotare. Lo fa e basta.

    Per me questo è istinto.
    http://codecanyon.net/category/all?ref=Manuelandro
    And I bet she told a million people that she'd stay in touch, Well all the little promises they dont mean much,When theres
    memories to be made

  9. #9
    Utente bannato
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    Gli istinti ce li abbiamo comunque, mi pare assurdo dire che l' uomo non ha gli istinti.
    Altrimenti non faremmo sesso tanto per fare un esempio.
    L' unica cosa è che la società di impone di reprimere gli istinti, quindi siamo diventati maestri nel controllarli.
    La parte irrazionale si contrappone a quella razionale.

  10. #10
    Utente di HTML.it L'avatar di Hutch
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    Vorrei allargare il discorso alle "abilità" personali.
    Un mio amico sostiene che un bravo nuotatore o calciatore o musicista, lo sia solo perché da piccolo qualcuno lo ha messo in acqua, con un pallone tra i piedi o uno strumento in mano.
    Insomma nessuna predisposizione genetica.
    Io non credo sia così, voi?
    Blog Last update 26/06/2012

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