Mi rivolgo soprattutto agli scrittori, ma anche ai semplici lettori di poesie.
A scuola mi hanno insegnato ad odiare la poesia e la letteratura in generale, come penso succeda a quasi tutti gli studenti. A distanza di vari anni mi sono riappacificato con la letteratura ma non sono mai riuscito a farlo con il testo poetico.
Recentemente un mio amico ha pubblicato una raccolta di proprie poesie e la cosa mi ha fatto riflettere molto. Il poeta non era più Petrarca, Montale o un altro personaggio "astratto", bensì una persona "comune" che conosco realmente.
Non scrive per profitto, eppure ha ugualmente voluto fare la presentazione del suo libro, ha investito tempo, lavoro e risorse economiche per farlo pubblicare. Quindi in qualche modo deve crederci nella poesia, non è un hobby come un altro.
Ma cosa spinge a scrivere poesie e a leggerle? Perché esprimere concetti, spesso profondi e difficili da descrivere, ingabbiandoli in un genere letterario che ha come priorità il formalismo invece che il contenuto? Non è più facile, completo e anche fruibile farlo in prosa?
Io capisco il desiderio di esprimere in qualche modo delle proprie emozioni (per sfogo?), concepisco anche il desiderio di volerle condividere con altri (è umano cercare gratificazione da ciò che si produce), ma perché proprio in poesia? Quale sarebbe il valore aggiunto delle figure retoriche, della metrica o anche solo del simbolismo che anche la più semplice delle poesie ha la presunzione di proporre?